Ilva
7:34 pm, 3 Dicembre 17 calendario

Calenda sull’Ilva: «Spegniamo il Paese?»

Di: Redazione Metronews
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TARANTO «L’Ilva è un’emergenza nazionale, la fabbrica rischia di chiudere: se la Regione Puglia ritira il ricorso possono riprendere le trattative, viceversa, se il Tar concederà la sospensiva si dovrà iniziare il processo di spegnimento». Così il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che denuncia che «l’Italia è bloccata dai veti incrociati» e «c’è un silenzio assordante della classe dirigente, non solo del Pd, ma anche negli altri partiti non populisti e nella società civile. Emiliano ha fatto ricorso su tutto, dai vaccini al Tap – aggiunge Calenda, riferendosi al presidente della Puglia – per fortuna li ha persi».
Botta e risposta
Il ministro ha dedicato alla questione Ilva anche una raffica di tweet, in un botta e risposta sul social network. «E se i rappresentanti dei territori dicono no a tutto che facciamo? Spegniamo il Paese?», ha twittato Calenda. Ma il governatore Emiliano nei giorni scorsi ha respinto le «intimidazioni» del governo, sottolineando che «aver proposto un ricorso al Tar non priva di efficacia l’aggiudicazione dell’Ilva all’acquirente. La vendita è invece bloccata dalle indagini Ue sulla concentrazioni. Nessun danno può essere fatto alla procedura di vendita fino a marzo, quando si conoscerà il verdetto europeo. E in ogni caso anche se l’atto verrà annullato dal Tar, l’aggiudicazione rimane intatta». Per Calenda la soluzione va trovata «confrontandosi sempre e portando la discussione sul merito». Per questo il ministro ha rinnovato a Emiliano l’offerta di «riaprire immediatamente il tavolo per avviare un dialogo costruttivo, ritirando contestualmente il ricorso contro il Dpcm ambientale».
«Non tradiamo i cittadini»
A Calenda ha replicato il Comune di Taranto, il quale si dice pronto a dialogare, ma senza tradire la cittadinanza, per la quale chiede dal governo garanzie serie. «Il Comune di Taranto – si legge in una nota – non rinuncia al dialogo costruttivo, per il quale resta disponibilità piena e immediata. Un dialogo che coinvolga anche le procedure giudiziali avviate. Ma nessuno può pretendere che l’amministrazione tradisca i cittadini sulla madre delle questioni, la loro salute e la qualità della vita». «Dopo una dozzina di decreti salva Ilva – conclude la nota – ora il Governo fornisca garanzie serie su un decreto salva tarantini». Con Calenda si schiera il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti: «Casi come quelli dell’Ilva e della Tap raccontano un’Italia prigioniera dei no e costretta a sacrificare lavoro, ambiente e opportunità di crescita».
I motivi del ricorso
Queste le motivazioni all’origine del ricorso presentato da Emiliano. Le Osservazioni al Piano ambientale per l’Ilva presentate dalla Regione Puglia «sono state ignorate». Evidenziavano «la carenza di molti elaborati necessari all’istruttoria e l’assenza degli obblighi connessi alla Valutazione di impatto ambientale». Nel decreto impugnato vi è, inoltre, «totale silenzio sulla presenza nel complesso Ilva di ben sette discariche». E ancora: «Nessun accenno alla Valutazione di incidenza e a quella del danno sanitario che potrebbero subire gli abitanti di Taranto». Infine il decreto «ha illegittimamente procrastinato i termini di ottemperanza alle prescrizioni e di realizzazione degli interventi già previsti nei provvedimenti Aia, mai adempiuti». Il piano di risanamento, da terminare nel 2015, slitterebbe al 2023.
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3 Dicembre 2017
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