Matt Damon: «A Suburbicon vive il male travestito da bene»
ROMA Matt Damon negli ultimi anni ha deciso di dedicare più tempo alla famiglia che al lavoro. Ora torna con “Suburbicon”, al cinema dal 6 dicembre, regia di George Clooney, con Julianne Moore e Oscar Isaac.
Estate del 1959: la famiglia Lodge si trasferisce a Suburbicon, una tranquilla e idilliaca comunità residenziale, che nasconde un lato oscuro, pieno di tradimenti, inganni e violenze.
Lei ora fa più il produttore che l’attore?
È più facile pianificare film o serie come produttore, mi permette di gestire i tempi. Ma non potevo rifiutare “Suburbicon”. Mia moglie mi ha spinto a farlo, sennò me ne sarei pentito. In una storia mi attira lo scontro tra ideologie, cultura, razzismo, questioni sociali o politiche che generano un dibattito. Il film, poi, è il ritorno di George alla regia con la sceneggiatura di Ethan e Joel Cohen. George ha iniziato a lavorarci durante la campagna di Trump quando stava già parlando di muri e minoranze. È una storia vera che si adatta bene a questi tempi.
Che ne pensa del caso molestie sessuali a Hollywood?
Esiste un atteggiamento discriminatorio in chi sminuisce le persone dell’altro sesso o seleziona le persone in base al sesso, ma non è solo un problema di Hollywood, vale dappertutto. Ma penso che Hollywood si stia risvegliando: alzare la voce permetterà di modificare i comportamenti.
GABRIELA ACOSTA, MWN
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