Uranio impoverito
12:04 pm, 17 Novembre 17 calendario

Uranio, le bugie militari denunciate in Procura

Di: Redazione Metronews
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Roma – La svolta della vicenda, anzi del dramma uranio impoverito ha una data, quella di ieri. E un luogo, il palazzo romano sede dell’audizione del generale Carmelo Covato, direttore del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione dello Stato Maggiore dell’Esercito. Ruolo apicale, il suo, per la tutela della salute dei soldati. Ai commissari e a un agguerrito presidente di Commissione, il deputato Gian Piero Scanu, il generale sotto giuramento ha sostenuto che a suo avviso i militari in missione all’estero erano e sono consapevoli dei rischi dovuti all’impiego dell’uranio impoverito. Frasi che aveva detto qualche giorno fa in un’intervista al Tg 2. Smentendo quanto alla stessa commissione era stato detto qualche mese fa dal colonnello Pietro Logiudice del Coi, comando operativo di vertice interforze.
Incalzato da un lucidissimo Scanu ha ammesso che questa certezza gli derivava dall’aver letto delle relazioni relative alla 13ma legislatura, cioè nel 1996. 
Insomma informazioni datate e superate. Nel frattempo il lavoro di inchiesta sull’uranio impoverito è andato avanti e le prove che i soldati fossero all’oscuro dei rischi sono numerose. “Generale – ha detto Scanu – o lei è male informato o ha mentito». 
«È stata una mia deduzione», si è poi giustificato Covato. 
Può sembrare un dettaglio di poco conto. Ma non lo è. Il generale è la voce della Difesa, e lo Stato Maggiore sostiene in questo modo di non avere responsabilità sulle centinaia di vite finite così presto e sulle migliaia di ragazzi tuttora ammalati. Sapevano dei rischi, è la versione che la Commissione ha rigettato. Tanto che all’unanimità è stato predisposto l’invio in procura della registrazione, per l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. 
«Ci siamo sentiti dire questo oggi in commissione d’inchiesta – hanno denunciato i deputati del MoVimento 5 Stelle Gianluca Rizzo e Giulia Grillo – Il generale Carmelo Covato è venuto a raccontarci questa sua verità. Non la sua, ma quella che il ministero propina come tale. Ancora oggi, dopo 17 anni di inchieste, dopo verità giudiziali e peritali emerse, e soprattutto dopo le testimonianze dirette di decine e decine di soldati. Siamo di fronte alla prova evidente del muro di gomma che il ministero ha eretto a protezione dei responsabili di questa tragedia».
STEFANIA DIVERTITO
 

17 Novembre 2017
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