«Questo disco è la luce dopo un buco nero»
TORINO “Quello che eravamo/quello che ora siamo/ come noi saremo un giorno”. In queste frasi de “La prima volta” è racchiuso il senso di “Amore che torni” il nuovo album dei Negramaro in uscita domani: 12 brani di elegante musicalità che spazia dall’elettronica fino a sfiorare echi delle ballate di De André. A raccontarlo è Giuliano Sangiorgi.
Dopo “Casa 69” e “La rivoluzione sta arrivando”, avete vissuto un momento di crisi. Avete capito chi eravate, chi siete e chi sarete?
A novembre dell’anno scorso ci siamo allontanati per due mesi. Avevamo bisogno di stare separati. Sono andato a New York e ho avuto paura che non saremmo mai tornati insieme. Poi, un incontro e un abbraccio con Andro. La mia confessione di voler diventare padre e il suo annuncio di aspettare una figlia. Questa cosa ci ha fatto uscire dal buco nero. L’album ha una luce incredibile proprio perché viene dal buio.
Il primo brano è il singolo “Fino all’imbrunire”, da subito una hit in radio. L’ultimo, “Ci sto pensando da un po’”. In entrambi sua nipote Maria Sole lancia un invito a un nuovo inizio…
La sua è la voce della speranza ma anche il ricordo di una grande emozione e innovazione che De André ha regalato alla musica nell’ouverture de “Le nuvole”.
In “Casa 69” c’era un omaggio a Carmelo Bene. In questo album, nel brano “New York e Nocciola”, torna il vostro amore per il cinema con una citazione di Sergio Leone…
Quando ero in America, da solo, Trump aveva cominciato a parlare di ricostruire “muri”. Mi sono sentito come un immigrato così distante da quel “C’era una volta in America” di Leone che sarebbe stato impossibile non citarlo.
Così è nata “Per uno come me”, la canzone che racconta la storia di due migranti?
Già. Canto tutte le vittime dell’immigrazione attraverso la storia di due persone nel mare gelido che cercano di salvarsi aggrappandosi alle parole, promettendosi un futuro insieme, chissà dove.
“Pezzi di te” è un altro brano dell’album, anche questo molto struggente…
Quello è un pezzo di cuore. Spero sia l’ultima canzone in cui parlo di mio padre perché so che devo lasciarlo andare. Bisogna smetterla con il tabù sul lutto. Si deve ricominciare.
PATRIZIA PERTUSO
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