«Io sono la pecora nera ne “La casa di famiglia”»
ROMA Case, desideri e funerali che non si fanno. Ma che succede se il papà è in coma, ci sono quattro figli che litigano e arriva un’offerta per la casona di famiglia che non si può rifiutare? «Si ride costruendo la comicità non tanto sui personaggi ma sulla situazione», spiega Lino Guanciale, che è il più scatenato dei quattro fratelli e incastra gli altri tre (Matilde Gioli, Stefano Fresi e Libero De Rienzo) in una situazione senza via d’uscita.
Tutto questo è “La casa di famiglia” (da giovedì in sala) di Augusto Fornari che avverte «la storia arriva dal teatro ma quella che è stata messa in scena era una sorta di prequel perché avveniva tutto nella casa prima che fosse venduta».
«Qui invece – racconta il bello e possibile Guanciale, istintivamente pronto al sorriso – tutto succede per colpa mia che sono la pecora nera della famiglia».
Lo è o lo è stato anche nella vita reale?
Ero esattamente l’opposto: ordinato, perfettino, anche timido e forse recitare era il mio modo di far fronte a questa timidezza.
Quanto è attaccato alla casa e alle cose?
Penso alla casa come un luogo in cui ci sono pezzi di me. Non sono uno attaccato agli oggetti, ma al loro valore sentimentale: me ne sono accorto quando ho visto la casa di mio nonno svuotata. Mai farei a pezzi una famiglia per una casa. Ma non preoccupatevi qui il tema è trattato sdrammatizzando.
SILVIA DI PAOLA
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