Butler: Insieme per salvare il mondo

CINEMA Bello, bellissimo e pronto allo scherzo. E anche a mettere in ballo la mamma mandandole la foto di tutti i giornalisti in attesa di parlare con lui perché «così capisce che vita d’inferno faccio e perché non la chiamo spesso». Gerard Butler è a Roma per presentare Geostorm (dall’1 novembre nelle sale), catastrofista storia d’irreversibili cambiamenti climatici che solo reti satellitari gestite a livello mondiale possono tenere sotto controllo per evitare la distruzione del pianeta.
Chi è lui dentro tutto questo?
Uno scienziato geniale, anche un po’ cowboy.
Ovvero?
Una persona fuori dagli schemi, detesta la burocrazia e i vincoli e ha un modo di fare sincero ma rude, almeno finché non  capisce che deve frenare un po’ i suoi istinti.
Quanto è politico un film in cui la catastrofe arriva dal cambiamento climatico?
Non bisogna dare valenza troppo politica a un film, ma fa pensare il fatto che il film  nasce prima ancora che Trump si candidasse alla presidenza.
Cosa le fa pensare?
Dopo la sua decisione di uscire dall’accordo di Parigi e dopo le tempeste dei mesi estivi mi fa pensare che di certo bisogna ricorrere a misure opposte a quelle messe in atto sino ad ora e che tutti i governi dovrebbero collaborare tra loro.
E, andando oltre il film, girerebbe in Italia e magari con Gabriele Muccino?
Mi piacerebbe moltissimo, con Muccino o con Sorrentino, e vorrei tanto passare un po’ di tempo qui. Quando mi affaccio da queste finestre mi chiedo perché vivere a Los Angeles quando la vita vera è qui.
 
SILVIA DI PAOLA