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8:28 pm, 9 Ottobre 17 calendario

Ultimo atto a Barcellona per l’indipendenza

Di: Redazione Metronews
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BARCELLONA Martedì sera il presidente catalano Carles Puigdemont, nel suo discorso al Parlament, si gioca le ultime carte. Dopo aver confermato la validità del referendum dello scorso primo ottobre cosa farà? Sarebbe pronto ad una «dichiarazione simbolica» con la quale indicare «il cammino che il suo governo intende seguire per raggiungere l’indipendenza». Oppure ad una dichiarazione di indipendenza seguita però da un’immediata sospensione della stessa. Dunque nessuna prova di forza unilaterale nei confronti di Madrid. Una strada senza uscita contro la quale ieri si è espressa anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau.
Cambio di guardia a Palazzo di Giustizia
Nell’attesa ci si prepara al peggio. Il Tribunale superiore di giustizia di Catalogna ha ordinato che a gestire la sicurezza e la vigilanza del Palazzo di Giustizia sia la Polizia nazionale e non più i Mossos d’Esquadra. Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, non ha usato mezzi termini: «La Spagna non sarà divisa e l’unità nazionale sarà preservata. A questo fine, utilizzerò ogni strumento che ci mette a disposizione la legge». Il vicesegretario del Partito Popolare spagnolo, Pablo Casado, ha ricordato che Puigdemont «rischia pene dai 15 anni per sedizione ai 25 anni per ribellione». Ma Rajoy ha incassato anche l’importante sostegno politico dei socialisti che si sono schierati apertamente per la soluzione legalitaria e hanno fatto sapere che il Psoe «appoggerà la risposta dello Stato spagnolo di fronte a una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza».
La risposta di Madrid
Tecnicamente la risposta di Madrid potrebbe combinare l’applicazione dell’articolo 155 (che di fatto sospende l’autonomia regionale) con misure straordinarie volte a portare sotto il suo rigidissimo controllo la regione. L’articolo 155, fino al momento brandito come minaccia ma mai esplicitamente evocato, è una vera e propria “arma nucleare”. Per attivarlo, Rajoy ha bisogno della maggioranza assoluta del Parlamento: in Senato il suo Partito Popolare ha i numeri, ma a Rajoy serve un consenso allargato. L’articolo 155 non è mai stato applicato e il governo vorrebbe abbinarlo ad altri strumenti. Si parla dello stato di crisi (in una «situazione di interesse per la sicurezza nazionale» con la nomina di una «autorità funzionale»), dello stato di allarme (della durata di 15 giorni con il comando diretto di tutti i funzionari e le polizie autonomistiche e locali), dello stato d’emergenza (quando risultano «gravemente alterati l’esercizio dei diritti e delle libertà, il funzionamento delle istituzioni democratiche e l’ordine pubblico»), sino allo stato d’assedio.
Banche e società fanno le valigie
Mentre anche la concessionaria autostradale Abertis ha deciso di trasferire la sede legale da Barcellona a Madrid, l’agenzia di rating Moody’s ha giudicato positivamente la decisione già presa in tal senso da CaixaBank e Banco Sabadell. La scelta dei due istituti «garantisce che clienti e creditori resteranno nel regime giuridico della Spagna e della Ue». Per l’agenzia comunque, la possibilità che la Catalogna proclami l’indipendenza è «bassa».
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9 Ottobre 2017
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