Migranti, è una questione epocale
Passate le elezioni tedesche che hanno visto il successo dei partiti xenofobi, è ripartita in tutta Europa la discussione sull’immigrazione; vera causa, dicono i politologi, della sconfitta socialdemocratica ma anche del calo dei consensi alla stessa Angela Merkel. Sarà così, ma non è credibile, perché le politiche dell’accoglienza germaniche sono state timide e soprattutto strategiche: “…entrano in numero limitato e solo quelli che servono per mantenere inalterato l’equilibrio demografico”. I governanti tedeschi in questo sono scientifici, meno arruffoni dei nostri e lontani anni luce dai nazionalismi ideologici di quelli dell’est. Sono pragmatici e del resto la “realpolitik” l’hanno inventata (e attuata) loro. Sanno bene che l’immigrazione dal sud del mondo è una questione epocale e inevitabile e che prima di essere un problema di civiltà e di scontro di culture, è una questione economica.
Accoglierli costa, almeno finché non si trova il modo per renderli produttivi. Per ora bisogna tergiversare. Non è un’invasione e la Merkel lo sa, come lo sanno gli altri; evocarla rende elettoralmente, almeno per un po’, ma non porta da nessuna parte, perché per fermare il flusso bisogna sparare. E questa è una soluzione già sperimentata con esiti disastrosi nel secolo passato che credo né i tedeschi, né tantomeno gli europei vogliono ripercorrere.
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