Referendum Catalogna al voto tra gli scontri
BARCELLONA I timori della vigilia sono stati confermati: il muro contro muro politico tra Madrid e Barcellona per il referendum secessionista in Catalogna è sfociato ieri in scontro violento all’apertura dei seggi, con pesanti cariche della polizia spagnola – chiamata a “supplire” l’approccio soft degli agenti locali dei Mossos d’Esquadra – per cercare di impedire le operazioni di un voto considerato da Madrid «illegittimo e incostituzionale». L’ultimo bilancio diffuso dai servizi di emergenza catalani parla di 760 persone giunte al pronto soccorso, fra le quali un centinaio con ferite serie. I due casi più gravi quelli di un uomo centrato ad un occhio da un proiettile di gomma a Barcellona e quello di un 70enne colpito da infarto dopo la carica della polizia a Lleida, comune a 150 km da Barcellona. Sul fronte opposto si contano 12 agenti feriti; mentre 3 manifestanti sono stati arrestati.
Sparati proiettili di gomma
Il presidente del governo catalano, Carles Puigdemont, ha votato a Sant Julià de Rami dopo che la Guardia Civil era intervenuta per chiudere il seggio di Girona dove era previsto il suo voto. Le forze di sicurezza spagnole sono intervenute con durezza sparando proiettili di gomma e facendo irruzione in 319 seggi per sequestrare le urne e il materiale elettorale. Interrotto anche il web per impedire il conteggio. Ma secondo il governo catalano il 73% dei seggi sono stati aperti (con libertà di voto in qualsiasi posto e schede anche portate da casa) ed ha votato oltre il 50% degli aventi diritto. Per Madrid la consultazione invece «è priva di ogni rispettabilità e credibilità democratica».
Nella notte lo spoglio di «milioni di voti»
«Il giorno è stato lungo, il conteggio sarà lungo. Questa notte potremo contare milioni di voti». Questa la previsione del portavoce della Generalitat catalana, Jordi Turull, che ha chiesto «comprensione e pazienza». «Il governo di Madrid – ha aggiunto – dovrà rispondere ai tribunali internazionali per le violenze». Una 33enne ha denunciato la rottura delle dita di una mano «una a una» e molestie da parte degli agenti della polizia nazionale intervenuti al collegio Pau Claris di Barcellona.
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