Cinema/Una famiglia
8:20 am, 15 Settembre 17 calendario

Micaela Ramazzotti “Dò forza alle donne”

Di: Redazione Metronews
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ROMA Maria che ha partorito più volte, ma che mai è stata madre. Maria che è soltanto madre di se stessa e che si abbraccia per proteggersi come una madre farebbe col suo bambino. Maria che sembra non avere un passato e neppure un futuro, solo un presente di schiavitù. Maria che ha la faccia di Micaela Ramazzotti che lascia fuori dal set la sua solarità e le regala  incertezza, fragilità, dolore. E, poi, la spinta alla sola ribellione possibile.
Ecco “Una famiglia”, drammatico percorso nel mondo del mercato nero dei bambini che anche in Italia esiste e che il regista, Sebastiano Rio, ha raccontato partendo da intercettazioni e brandelli di pura realtà. Dal prossimo giovedi il film (presentato alla  Mostra di Venezia) sarà in sala. 
Come vuol raccontarlo Micaela Ramazzotti? 
La storia è quella di un mercato fiorente anche in Italia, anche se pochi lo sanno, e di una donna che di fatto non ha mai vissuto l’esperienza della maternità perché ha sperimentato solo la gravidanza e il parto. Non ha mai abbracciato il bambino che partoriva perché ogni volta le  è stato tolto dal compagno-padrone, interpretato da Patrick Bruel, la sola persona che ha al mondo. Diventerà madre nel momento in cui terrà tra le braccia per la prima volta suo figlio.
È questo il momento della sua ribellione? 
Cova sin dall’inizio il bisogno di ribellarsi ma è fragile, vive in una sorta di casa prigione con il suo uomo carceriere. Compirà la sua rinascita nel momento in cui abbraccerà suo figlio.
Ha interpretato molte madri cariche di dolore. È casuale? 
Forse no, forse le ho cercate queste madri disperate. Di certo Maria ho voluto interpretarla ad ogni costo. È il mio modo di dar voce alle donne fragili, maltrattate, indifese che non hanno voce. 
SILVIA DI PAOLA 
 

15 Settembre 2017
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