Musica/Caparezza
8:30 am, 15 Settembre 17 calendario

“Fare rap per me significa andare in terapia”

Di: Redazione Metronews
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ROMA È un disco in bianco e nero, a partire dalla copertina. Un disco di opposti e introverso, dove il Caparezza ironico e divertente lascia il posto alla riflessione e all’autoanalisi. Questo, in sintesi, il succo di “Prisoner 709”, il nuovo lavoro del rapper di Molfetta. «Dopo anni di dischi e concerti mi sono sentito un po’ intrappolato in questa vita e ho voluto raccontare il mio stato d’animo», spiega. 
Ne è nato un concept esistenziale, che parte dalla crisi per ritrovare una serena accettazione delle cose. «Anche con la musica ho un rapporto di odio e amore. Mi ha dato tanto, ma mi ha anche tolto tanto. Per esempio ho sofferto un forte calo dell’udito a causa dell’acufene. Ma, alla fine, di lei non posso farne a meno».
È un cd torrenziale e complesso, pieno di citazioni colte e sottotesti.
A partire dal titolo: «Il 7 e il 9, i due poli presenti in tutto il disco. 7 lettere come Michele o 9 come Caparezza, aprirsi o chiudersi, compact o streaming. E altro ancora. Amo giocare coi numeri e coi doppi/tripli sensi».
Il tutto fra suoni forti e tirati, rock, elettronica, noise. E tanto rap. «Fare rap a 43 anni? Non è facile, perché il rap è giovane per natura, ferma il presente. Ma mi piace ancora. Ed è come andare in terapia, un flusso di coscienza catartico», spiega il Capa.
Ascoltare per credere “Forever Jung”, uno dei pezzi più forti, dove il rap viene descritto come un’evoluzione delle scoperte di Freud e Jung. Il tema centrale, comunque, è quello del dualismo libertà o prigionia, che sarà alla base del tour autunnale (partenza il 17 novembre da Ancona). 
Intanto Caparezza presenterà l’album oggi alla Feltrinelli di Milano e domani a quella di Torino, mentre il 21 sarà alla Discoteca Laziale di Roma. 
DIEGO PERUGINI
 

15 Settembre 2017
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