Charlie Gard
8:00 am, 6 Luglio 17 calendario

Charlie, braccio di ferro Il giurista a Metro: «Motivi legali? No»

Di: Redazione Metronews
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LONDRA L’ospedale in cui è ricoverato il piccolo Charlie Gard prenderà in considerazione qualsiasi offerta o nuova informazione relativa al «benessere di un bambino disperatamente malato». Il commento della premier britannica Theresa May – che si dice «fiduciosa» – arriva dopo l’offerta di aiuto di Donald Trump, l’appello di Papa Francesco e ieri il diniego opposto dal ministro degli esteri Boris Johnson alla richiesta di Angelino Alfano. «Il ministro Boris Johnson – si legge in una nota della Farnesina – ha espresso gratitudine ed apprezzamento per l’offerta italiana ma ha spiegato che ragioni legali impediscono alla Gran Bretagna di accoglierla». Quale “motivo legale” stacca la spina della macchina che tiene in vita un bambino di dieci mesi contro il parere dei suoi genitori e di fronte alla disponibilità di altri ospedali a cercare cure? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Gambino, giurista, ordinario di diritto privato all’Università Europea di Roma e presidente di “Scienza e Vita”.  
Lei ha letto le sentenze?
Ho letto le sentenze inglesi  e quella della Corte europea e la mia impressione è che nell’ottica della giurisdizione inglese siamo di fronte ad un caso di accanimento terapeutico, quindi interesse indiponibile. Nel momento in cui si è acclarato che c’è una vicenda di sofferenza, l’unica strada per salguardare l’interesse del minore, sempre secondo i giudici inglesi, è quello di porre fine alla sofferenza staccando la spina al bambino.
Quindi il legislatore non ammette una strada alternativa?
Le sentenze sono dentro un sistema chiuso. Spostare il bambino in un altro Paese per consentirgli terapie alternative sarebbe una violazione del miglior interesse del minore, che è cessare la sua stessa sofferenza.
Come valuta queste sentenze?
Ho una critica da fare.  Agli atti processuali, infatti, il 21° statement della decisione dell’High Court of Justice – l’unica delle tre sentenze che entra nel merito – statuisce espressamente che “trasportare Charlie negli Stati Uniti sarebbe problematico, ma possibile”…
Quindi?
Questo indica senza equivoci che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia nella struttura ospedaliera Bambino Gesù. Del resto sarebbe davvero in contrasto con lo spirito tipicamente liberale anglosassone privare per motivi burocratici della libertà di circolazione e di cura un essere umano malato e costringerlo a morire nel suo luogo di residenza. Nell’ultima riga della sentenza il giudice dà anche una chiara indicazione per il futuro: familiari e medici trovino insieme l’interesse del bambino.
SERENA BOURNENS

6 Luglio 2017
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