Uranio impoverito
6:30 am, 29 Giugno 17 calendario

«Uranio impoverito stoccato in Italia»

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA Ha impiegato più di 20 anni Giuseppe Carofiglio per aprire i cassetti della sua memoria e tirare fuori ricordi e documenti da far tremare più di una scrivania nel palazzo del ministero della Difesa. E, ascoltando la sua deposizione, in Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, si capisce anche bene il perché. La sua è la prima testimonianza, ufficiale, a viso aperto, con carte alla mano, che in Italia è stato stoccato, forse prodotto, conservato, e probabilmente utilizzato uranio impoverito. Ben 300 chili in proiettili. Era il 1994, Sarajevo era assediata già da due anni. L’uranio impoverito sarebbe stato utilizzato di lì a poco nella prima campagna dei Balcani. Giuseppe Carofiglio all’epoca era maresciallo della Guardia di Finanza (ora in pensione).
Casse radioattive
Nel deposito a Montagna Spaccata, a Napoli, «la  Guardia di Finanza, assieme ad altri Corpi, custodiva anche delle “riservette” di armi in eccesso». Il maresciallo era capo armaiolo e scoprì una ventina di casse con il simbolo della radioattività e la scritta “isotopo 238”, da cui venivano emanate radiazioni rilevate anche con un contatore geyser non professionale. «Ne informai il Comando generale – ha detto Carofiglio – e dall’ufficio Uga, comandato da un generale dell’Esercito, ebbi un manuale della Nato, in francese, con delle regole per evitare rischi». Poi arrivarono da Roma una serie di tecnici dell’allora Anpa, l’agenzia di protezione ambientale, «senza alcuna protezione, per un sopralluogo. Rilevarono la radioattività e lo scrissero nei verbali». Quei verbali sono stati consegnati ieri dall’ex maresciallo alla Commissione. Carofiglio ha detto che da Roma decisero di «smaltire tutte le munizioni durante un’esercitazione». Secondo Carofiglio si trattava di munizioni prodotte in Italia.
La replica del ministero della Difesa
Il ministero ha emesso una nota: «Le forze armate e i Carabinieri mai hanno acquisito e impiegato munizionamento con uranio impoverito», ribadendo quanto ripetuto negli ultimi 20 anni. «A più riprese diverse Commissioni tecnico-scientifiche hanno appurato l’assenza, all’interno dei poligoni e delle aree addestrative delle forze armate, di valori anomali di uranio impoverito». Peccato che fu proprio una commissione di inchiesta, qualche anno fa, ad appurare che le industrie belliche autorizzate a sperimentare armi nel poligono sardo di Perdasdefogu dovevano produrre solo un’autocertificazione. La Commissione si è aperta con un minuto di ricordo in memoria di Antonio Attianese, l’ultimo militare morto per uranio. È il numero 334 dall’inizio di questa strage.
STEFANIA DIVERTITO

29 Giugno 2017
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo