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8:00 am, 21 Giugno 17 calendario

In Toscana aperto il primo birrificio a impatto zero

Di: Redazione Metronews
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Wwworkers è la community dei lavoratori della rete, dipendenti o imprenditori che operano con le nuove tecnologie e che si raccontano su wwworkers.it e su Metro.
Produrre birra a impatto energetico zero usando le geotermia, in quella terra dove si concentrano le maggiori centrali del mondo. Nasce così in Toscana il primo birrificio al mondo a impatto zero. Siamo a Sasso Pisano, poco meno di cinquecento abitanti di una frazione collinare di Castelnuovo in val di Cecina, ad un centinaio di chilometri da Pisa.
Qui nasce Vaporidibirra.it. L’impresa è familiare e prevalentemente femminile: cinque socie mastre birraie che sfruttano una risorsa naturale del territorio, ovvero la geotermia. Ad aver avuto questa idea d’impresa dal cuore verde è stata la famiglia Volpi, che è partita dall’intuizione di Edo Volpi, 65enne di Sasso Pisano, un passato in Enel all’inizio come operaio semplice e poi come project manager. «Papà ha sempre lavorato nella geotermia e ora che è in pensione ha voluto far vedere che si poteva creare qualcos’altro oltre al già conosciuto teleriscaldamento», precisa Chiara Volpi, 29enne e laureata in ingegneria chimica, oggi appassionata di geotermia e di birra artigianale.
Così nel 2014 il sogno di papà Edo è uscito prepotentemente dal cassetto con l’acquisto di un capannone chiuso da dieci anni e di fatto riportato a nuova vita. Oggi il birrificio di famiglia è di 200 metri quadrati, divisi da una parete mobile. Da una parte l’impianto di produzione, imbottigliamento, fermentazione della birra. Dall’altra un piccolo pub nel quale quella stessa birra si può degustare.
«Di fatto utilizziamo il vapore geotermico e l’energia che si utilizza viene reimmessa sul terreno. Così serve per rigenerare i pozzi geotermici», racconta Chiara.
Enel fornisce il vapore a 220 gradi e 8 atmosfere e la famiglia Volpi lo trasforma con uno scambiatore di calore in acqua surriscaldata. Poi l’acqua va in una serpentina che si trova nel tino di bollitura, un grosso recipiente in acciaio contenente sui mille litri.
«Il vapore lo usiamo per la fase di ammostamento e per la bollitura: in questo caso il mosto deve raggiungere i 100 gradi».
Ogni giorno il team lavora settecento litri di birra. Per produrla servono conoscenze tecnologiche e tanta formazione: per questa la famiglia Volpi si è affidata a mastri birrai, diplomandosi nel centro di eccellenza di ricerca sulla birra a Perugia. «Oggi facciamo diverse tipologie di birra, dalle rosse alle bionde e fino alle ambrate. Cerchiamo anche di produrla “a chilometro zero”. Nasce così la birra con miele di castagno, molto diffuso sul territorio».
Oggi il pluripremiato birrificio è un punto di riferimento e su Facebook comunica con la community, rispondendo alle mail e inviando i prodotti artigianali a impatto zero.
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti
 

21 Giugno 2017
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