Roma
5:18 pm, 20 Giugno 17 calendario

Raggi, inchiesta chiusa: adesso rischia il processo

Di: Redazione Metronews
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Potrebbero costare care, alla sindaca di Roma Virginia Raggi, la nomina (poi revocata) di Renato Marra, da vicecapo della polizia municipale alla Direzione Turismo del Campidoglio, e quella di Salvatore Romeo quale responsabile della sua segreteria politica con un aumento di stipendio da 39mila euro da dipendente del Dipartimento Partecipate a 110mila euro, poi ridotti a 93mila a seguito dei rilievi Anac. La Procura di Roma ha infatti chiuso le indagini, un passo che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, contestando alla sindaca il reato di falso (documentale) per la vicenda Marra e quello di abuso d’ufficio per il caso Romeo. 
L’ipotesi del falso. Il reato di falso, secondo quanto ricostruito dai magistrati di piazzale Clodio, si sostanzia nella nota n.38506 del 6 dicembre 2016 che Virginia Raggi indirizzò alla Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza di Roma Capitale (Mariarosa Turchi) affermando, contrariamente al vero, che il ruolo di Raffaele Marra (all’epoca capo del Personale), in relazione alla procedura per la nomina del fratello Renato, era stato di “mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazioni e decisionali e con compiti di mero carattere compilativo”.  Nei confronti della Raggi, però, la Procura ha chiesto di archiviare l’accusa di abuso d’ufficio (per insussistenza del reato) che invece resta attribuito a Raffaele Marra, attualmente sotto processo per corruzione in concorso con l’imprenditore Sergio Scarpellini e ormai fuori dall’amministrazione comunale a seguito di ‘sue dimissioni irrevocabili’: trattandosi della pratica che riguardava il fratello, Raffaele – secondo gli inquirenti – si sarebbe dovuto astenere e invece si attivò procurando al suo congiunto “un ingiusto vantaggio patrimoniale” costituito sia dalla “illegittimità della nomina e sia dall’attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella posseduta”. Quanto alla nomina di Romeo, ritenuta dalla Procura palesemente illegittima, l’abuso d’ufficio è stato contestato, oltre che alla sindaca, ‘rea’ di non aver tenuto in considerazione gli autorevoli pareri contrari a questa nomina, e al diretto interessato. La stipula di una serie di polizze, nelle quali Romeo aveva indicato la sindaca quale beneficiaria in caso di morte del titolare, non è stata valutata come elemento di reato ma chi indaga ritiene che la scelta di Romeo come capo della segreteria politica della sindaca, si spiegasse anche con l’esistenza di un rapporto di amicizia e di vicinanza politica che legava i due, militanti M5S  della prima ora. 
Richiesta di archiviazione. La Procura di Roma ha invece chiesto di archiviare la posizione della sindaca in relazione alla nomina di Carla Raineri a capo di Gabinetto (incarico dal quale si è poi dimessa). Pur ritenendo quella scelta non legittima, in linea con quanto rilevato già dalla Corte dei Conti, la Procura ha considerato insussistente l’elemento soggettivo del reato di abuso d’ufficio (e cioè il dolo intenzionale) anche alla luce di prassi già utilizzate in casi analoghi.
“Non mi dimetto”.  In caso di rinvio a giudizio, la sindaca di Roma Virginia Raggi non si dimetterà: “Seguirò le regole del codice etico” del Movimento 5 Stelle, risponde Raggi a Cartabianca.    Alla domanda se il codice etico M5S preveda le dimissioni in caso di rinvio a giudizio per falso e abuso di ufficio, Raggi risponde: “No. Tutto dipende dalla gravità dei reati. Io non ho rubato soldi. Per Romeo usai una procedura che in passato non fu contestata. Sono tranquilla”.   Sulla sua esperienza da sindaca, Raggi ammette: “Nell’ultimo anno, sono invecchiata di 10. La mia vita personale è azzerata”. E quanto all’ipotesi di un calo dei consensi nei suoi confronti, Raggi controbatte: “A Genzano e Ardea il Movimento 5 Stelle è al ballottaggio”.

20 Giugno 2017
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