Reeves fa l’avvocato per Renée Zellweger

CINEMA Il gioco è quello in cui tutti mentono. Il labirinto quello dei  depistaggi e dei colpi di scena, dei testimoni inaffidabili e dei personaggi carichi di ambiguità. La corsa sempre quella contro il tempo. Stavolta siamo nella prigione di un legal-thriller e a giocare ci sono Keanu Reeves e Renée Zellweger diretti in “Una doppia verità” (dal 15 giugno in sala) da Courtney Hunt (candidato all’Oscar per Frozen River) che parte da un presupposto: «Ogni assassino uccide per un motivo. Un soldato non è colpevole di omicidio quando uccide il nemico in guerra, ma chi può dire effettivamente che una famiglia non possa diventare un campo di battaglia con il nemico che vive sotto lo stesso tetto?». È da qui che è partito Reeves per entrare nei panni dell’avvocato protagonista? «Il regista mi ha chiesto di guardare Paul Newman ne Il Verdetto ma io sono andato anche nei tribunali a seguire veri avvocati e ho trovato questo ruolo molto adrenalinico, perché  non può non esserlo un avvocato che deve scoprire, ma insieme al pubblico, chi sta dicendo la verità e chi sta mentendo, oltre che mostrare come un avvocato può essere un eroe ma anche un antieroe». Mentre la Zellweger racconta di «non aver mai incontrato un personaggio così vulnerabile ma anche determinato, una donna che ti mostra fin dove può spingersi una madre per il proprio figlio. Io poi amo i thriller che vanno oltre il legal drama,  come Il buio oltre la siepe che mi fa piangere ogni volta che lo vedo. Spero che anche questo film per lo spettatore sia qualcosa che va oltre il genere».
SILVIA DI PAOLA