L’addio a Boncompagni oggi nella sua casa Rai
ROMA. Oggi, dalle 12, l’Italia potrà dare l’ultimo saluto a Gianni Boncompagni, padre della Radio e della Tv di intrattenimento. La camera ardente sarà allestita nella sede Rai di via Asiago, dove l’autore ha trascorso molti anni della sua attività professionale. Gianni Boncompagni si è spento il girono di Pasqua, a 84 anni, nella sua casa di Roma. Da tempo non stava bene. È stato un innovatore, un talent scout, ma anche l’autore di alcuni brani che hanno fatto la storia della musica leggera italiana, da “Ragazzo triste” di Patty Pravo a “Il mondo” di Jimmy Fontana passando per i successi di Raffaella Carrà (Tuca tuca, Tanti auguri, A far l’amore comincia tu). Autore e conduttore di programmi cult, come Alto Gradimento, Bandiera Gialla per la radio, e per la televisione di Pronto, Raffaella?, Domenica In, Non è la Rai e Carramba, Boncompagni era entrato in Rai nel 1964 vincendo il concorso da programmatore di musica leggera. Era appena rientrato dalla Svezia, dove si era trasferito a 18 anni, per poi diplomarsi all’Accademia di grafica e fotografia. Tornato in Italia, la sua carriera è decollata subito grazie al sodalizio con Renzo Arbore con cui ha firmato i programmi radio Alto Gradimenta e Bandiera Gialla. Del 1977 è stato il suo debutto in tv con Discoring. Sua l’idea del primo show a conduzione femminile Pronto, Raffaella? 1984), che lancia la Carrà e Pronto, chi gioca? (1985) con Enrica Bonaccorti. Nel 1991 è passato a Mediaset, dove ha realizzato Primadonna, condotto da Eva Robin’s e soprattutto Non è la Rai, con Enrica Bonaccorti e Antonella Elia. Nel 1995 tra le ragazze comparve un nuovo volto destinato a lasciare il segno: Ambra Angiolini, che Bongompagni definì dubito «un animale da palcoscenico». Con lei c’erano Claudia Gerini, Laura Freddi, Isabella Ferrari, Nicole Grimaudo, Miriana Trevisan e Alessia Merz. Molti i messaggi di cordoglio arrivati ieri dal mondo dello spettacolo e delle istituzioni. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni lo ha definito «un artista che ha rivoluzionato, con garbo e ironia, gli schemi dello spettacolo, della televisione e della radio italiana». Renzo Arbore ha ricordato l’amico con la voce rotta dalla commozione: «Gianni mi insegnava tante cose – ha detto – . Ci siamo sempre intesi, non abbiamo mai litigato, ci siamo divertiti moltissimo e adesso non ci divertiamo più».
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