IL RICORDO
8:04 am, 14 Aprile 17 calendario

Totò, dopo 50 anni la sua umanità fa sempre divertire

Di: Redazione Metronews
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NAPOLI Qui riposa Antonio De Curtis, principe di Bisanzio, in arte Totò. Così recita il cartello fianco alla cappella, nel cimitero napoletano di Santa Maria del Pianto. Il resto dei nomi è sulla facciata di marmo, a riprova della passione per i titoli nobiliari, lui che era nato povero e figlio di n. n. All’ingresso, la lapide con la poesia ‘a Livella. L’autore, il principe di Bisanzio e della risata, riposa qui, nella tomba di famiglia dov’è sepolta anche Liliana Castagnola, la soubrette che per lui si tolse la vita, e la salma del figlioletto Massenzio che visse poche ore. E lì la sua Napoli sempre meno milionaria l’omaggia con una ridda di ex voto da far invidia a San Gennaro. E mentre la casa natale al rione Sanità cade a pezzi e va in rovina e al Palazzo dello Spagnolo il suo museo non apre i battenti, la città lo celebra con una triplice mostra.
Totò, il genio, titola la rassegna aperta fino al 9 luglio per raccontare a tutto tondo l’uomo e l’artista poliedrico. Poeta e canzoniere, oltre che attore dall’impareggiabile vis comica. È morta l’ultima grande maschera della commedia dell’arte, disse Manfredi in occasione del funerale romano. Il primo, con un seguito d’amici e d’artisti ai quali alle esequie napoletane s’aggiunse una folla di 250mila persone in deliquio. E non molte meno al terzo funerale con la bara vuota, voluto dal capoguappo del rione natale – Luigi Campoluongo, detto faccia ‘e cane – che l’ammirava e l’aveva aiutato a ottenere i sospirati quarti di nobiltà. Ottenuti a pagamento, con il successo, dopo tanta miseria. Miserie, fissazioni come la gelosia o la superstiziosità che rendono più umano il personaggio, veridica la sua maschera. E sempreverde. A cinquant’anni dalla scomparsa (il 15 aprile 1967, ndr) Totò resta più vivo che mai. Le sue battute surreali e spiazzanti fanno ridere i millennials, come i padri e i nonni prima di loro, i suoi film continuano a essere trasmessi a raffica. Anche quelli meno riusciti del centinaio girati, stroncati dai critici coèvi, contengono perle. La sua figura primeggia sui grandi attori italiani, svetta su altre icone contemporanee, quali Sordi o Troisi. Scrisse su Paese Sera Eduardo de Filippo, nel giorno della scomparsa, di un Totò umano e lunare allo stesso tempo. Ecco, forse migliore epitaffio e spiegazione non è possibile, a cinquant’anni dalla morte e dal funerale uno e trino. La genialità di Totò, il segreto della sua contemporaneità, non sta nell’essere stato un superbo caratterista, ma nell’aver saputo cogliere e rappresentare l’umano in noi, oltre il tempo e lo spazio. Un personaggio lunare, appunto. Un sublime malincomico. Ecco perché Totò post mortem è capace di colmare i vuoti del post moderno, la sua maschera di verità è attuale anche in tempi di post verità.
 
MAURIZIO ZUCCARI

14 Aprile 2017
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