Emma Watson racconta la sua “Bella” femminista
ROMA Non sogna il principe azzurro e non pensa a sposarsi. Vuole viaggiare e fuggire per sapere cosa c’è oltre la porta di casa. Vuole studiare e ama quei moltiplicatori di vita che sono i libri. Vuole crescere pensando solo con la sua testa, oltre i pregiudizi di quel piccolo mondo antico del villaggio in cui vive.
Insomma, porta la libertà dentro di sé e questo detterà la sua storia. Che è la storia de “La Bella e la Bestia”, nata nel 1700, portata da Disney sullo schermo nel ’91 e oggi (dopo varie versioni) rinata in sontuosa live action (dal 16 marzo in sala) firmata da Bill Condon e con un’eroina moderna che ha il volto di Emma Watson. Non a caso: «L’ho scelta – confessa il regista – non solo perché legata all’immaginario favolistico, dato che è nata con “Harry Potter”, ma anche per il suo carattere, per la sua sensibilità, per il suo impegno sociale, per i messaggi che porta avanti col suo lavoro».
E che messaggio Emma Watson vorrebbe che da questa favola arrivasse agli spettatori?
«Vorrei che le donne, ma anche gli uomini, capissero che l’autonomia nel pensare è tutto, che non importa se gli altri ti ostacolano o se ti senti sola. Ognuno deve definire il proprio destino con ciò che ha nel cuore. Soprattutto le donne non devono accontentarsi di storie scritte per loro dagli uomini».
In questo senso, la Watson ci tiene a precisare che «“La Bella e la Bestia” non è la storia di una donna che si prende cura di un uomo ma di un essere umano che aiuta un altro essere umano senza farsi intimorire dalle apparenze. Ho amato Hermione ma ora mi sento molto fortunata nei panni di Bella».
E su quanto questo personaggio le somigli, la Watson non ha dubbi: «Lei va controcorrente, in cerca di una vita scritta solo da lei: spero davvero di somigliarle un po’».
Di più: speriamo che molte donne le somiglino.
SILVIA DI PAOLA
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