Processo mafia capitale 113 le archiviazioni
ROMA Lo scorso 19 ottobre, da indagato, -si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ma stavolta non potrà sottrarsi alle domande dei giudici e degli avvocati. Fra le 113 archiviazioni disposte dal gip Flavia Costantini nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, c’è anche Nicola Zingaretti, che ora rischia di essere di nuovo citato come testimone nel maxi processo, al termine dell’esame degli imputati. A rendere nota la possibilità sono stati i legali di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro, che, oltre al presidente della regione Lazio, potrebbero richiamare anche Giuseppe Cionci e l’ex ad di Eur spa, Riccardo Mancini, l’imprenditore amico di Gianni Alemanno. L’ex sindaco, per il quale è stata archiviata l’accusa di associazione mafiosa, rimane sotto processo per corruzione e finanziamento illecito.
Nonostante le coop riconducibili a Salvatore Buzzi, “proprio con l’elezione di Alemanno – si legge nelle motivazioni – avessero moltiplicato il volume d’affari grazie alla ramificazione delle conoscenze”, per la presenza di molti i soggetti collegati a Massimo Carminati e all’estrema destra “che avevano assunto importanti responsabilità di governo”, gli elementi acquisiti nel corso delle indagini, non sono risultati “idonei” a sostenere l’accusa di associazione mafiosa nei confronti dell’ex sindaco, fra i primi a commentare il provvedimento: “Ringrazio la magistratura – ha detto Alemanno – chi ha lanciato fango si scusi”.
A tirare in ballo Zingaretti, invece, era stato lo stesso Buzzi nel corso dell’interrogatorio del 23 giugno 2015. Come si legge nel dispositivo, Buzzi sarebbe stato a conoscenza “per averlo saputo da Luca Gramazio”, che la gara del “calore” (un appalto da oltre un miliardo per l’energia degli ospedali laziali ndr), indetta dalla regione Lazio, “era suddivisa in sette lotti”: sei dovevano essere assegnati ad imprese vicine alla maggioranza, “secondo le indicazioni di Giuseppe Cionci”, definito da Buzzi, “l’uomo dei soldi di Zingaretti”, mentre il lotto delle opposizioni “era gestito da Gramazio”. Tuttavia, per la natura “de relato” delle affermazioni e per l’assenza di conferme da parte dello stesso Gramazio, l’accusa non è stata ritenuta fondata. Allo stesso modo gli inquirenti non hanno trovato alcun riscontro sulle accuse lanciate da Buzzi contro Zingaretti e Cionci, che dopo la diffusione dell’interrogatorio denunciò Buzzi, per le presunte tangenti per l’acquisto della sede del palazzo della Provincia, in cui era coinvolto anche il costruttore Luca Parnasi, anche lui archiviato.
Di fatto, delle116 richieste di archiviazione avanzate dalla procura lo scorso luglio, solo tre posizioni sono state respinte dal gip Costantini: l’imprenditore ed ex dirigente di Legacoop Salvatore Forlenza, l’ex consigliere comunale Luca Giansanti ed Alfredo Ferrari, esponente Pd ed ex presidente della commissione bilancio del Comune di Roma.
MARCO CARTA
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