Roma
10:50 pm, 2 Febbraio 17 calendario

Mafia Capitale, l’indagato “scarica” Massimo Carminati

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA L’imprenditore colluso scarica Carminati, mentre Alessandra Garrone, compagna di Buzzi, torna in libertà, dopo due anni di arresti domiciliari. È successo di tutto nell’udienza di ieri del processo Mafia Capitale, in cui Cristiano “Schizzo” Guarnera, accusato di associazione mafiosa, ha preso le distanze dal boss Massimo Carminati, da Riccardo Brugia e dallo “spezzapollici” Matteo Calvio, a cui si era rivolto, su consiglio del benzinaio Roberto Lacopo, per proteggersi dalle minacce del padre tossicodipendente.
«Non pagava la droga e mi trovavo gli spacciatori fuori casa», ha spiegato inizialmente Guarnera, secondo cui, in realtà, Riccardo Brugia e Carminati, con la complicità col padre, avrebbero poi cercato di approfittarsi di lui.«Me lo lo ha detto mio padre al telefono e l’ho capito leggendo le carte. Pensavo che Carminati fosse un amico, invece mi avevano messo dietro Calvio affinché riportassero tutti i miei movimenti giornalieri a loro. Calvio doveva proteggermi, ma mentre ero con lui fui rapinato di un orologio di valore».
Addirittura, in un’occasione, ha assicurato Guarnera, dal sodalizio sarebbero arrivate anche le minacce, quando nel gennaio 2013 Carminati, dopo aver saputo da Calvio di alcuni appartamenti invenduti di sua proprietà, lo avrebbe messo in contatto con Sandro Coltellacci, responsabile di una coop sociale che si occupava di emergenza alloggiativa. «Carminati mi dice che è tutto legale, che è una cosa del Comune, e mi propone di affittare a Coltellacci gli appartamenti. Gliene ho dati 13, ma ho sbagliato il contratto. Mi aveva promesso che non ci sarebbero andati gli zingari, invece c’era di tutto. Per questo – ha proseguito Guarnera – iniziai a prendere tempo per sottoscrivere il nuovo contratto e dal febbraio 2013 al 20 marzo 2013 non mi presentai agli appuntamenti». Quando Brugia, lo venne a sapere, però, Guarnera fu costretto a cedere. «Mi riprese aspramente ordinandomi di sottoscrivere il contratto di locazione altrimenti sarebbero stati guai per la famiglia. Ho avuto paura delle minacce e subito ho firmato», ha aggiunto Guarnera, le cui parole, poco dopo sono state smentite dallo stesso Coltellacci. «Io non ho mai informato Carminati. Mentre Brugia nemmeno lo conoscevo. Ogni volta che chiamavo Guarnera, lui stava dormendo, mi chiedeva scusa e io gli dicevo di non preoccuparsi».
Come Coltellacci, anche Massimo Carminati, al termine della sua deposizione ha preso la parola chiedendo un confronto con Guarnera o con il suo avvocato, insinuando, in maniera sibillina, un possibile condizionamento esterno rispetto alla sua deposizione. Mentre Roberto Lacopo, in un momento di pausa del processo, ha sfogato tutta la sua rabbia: «Doveva dire la verità, non inventarsi le c… per liberarsi».
La testimonianza dell’imprenditore edile, però, non è stata l’unica sorpresa della giornata, in cui anche un altro degli imputati del processo ha parzialmente ritrattato la sua confessione in fase d’indagine. «Non ho mai saputo che Buzzi preparava i soldi per Franco Panzironi –  ha spiegato Nadia Cerrito, che teneva la contabilità nera per le coop di Salvatore Buzzi  – È vero che l’ho detto, ma dopo 7 mesi di carcere duro. Il motivo è stato questo e me ne scuso. A me Buzzi non ha mai detto dove andavano i soldi – ha aggiunto la Cerrito – Io pagavo le fatture, dopo di che mi ritornava il contante indietro, senza l’iva, e lo mettevo in cassaforte».
MARCO CARTA 

2 Febbraio 2017
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo