Ecco come e perché si squagliano i ghiacciai delle Alpi
ROMA Grazie a uno studio internazionale a cui ha partecipato l’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche è stato rilevato che il ghiaccio più profondo e antico presente sul Monte Ortles (3.905 m, sulle Alpi orientali), ha cominciato a muoversi per la prima volta dai tempi dell’Uomo del Similaun, 7.000 anni fa. Il ghiacciaio dell’Otles sta scivolando a valle, e il fenomeno potrebbe essere diffuso a tutti i ghiacciai, aumentando la velocità di scioglimento. Lo spiega Paolo Gabrielli, ricercatore presso il Byrd Polar and Climate Research Center dell’Università dell’Ohio e responsabile dello studio.
In cosa è consistito il vostro studio?
Sapevamo già che i ghiacciai si stanno ritirando a causa dell’innalzamento delle temperature, con gli accumuli invernali che non riescono più a compensare gli scioglimenti estivi. I nostri risultati hanno messo in luce l’azione di un nuovo processo che potrebbe accelerare il flusso dei ghiacciai alpini anche alle quote più elevate, contribuendo a velocizzarne il ritiro. Con le carote di ghiaccio dell’Ortles potremo verificare precisamente come i cambiamenti ambientali in atto a livello regionale interagiscono con quelli climatici a livello globale. In pratica sull’Ortles il ghiaccio è scivolato più a valle e quindi si può sciogliere più facilmente.
Che significa?
Il movimento del ghiaccio più profondo potrebbe essere causato dalle infiltrazioni dell’acqua di fusione superficiale, la quale ha agito da lubrificante sulla parte basale del ghiacciaio favorendone così il movimento. A quelle quote di solito il ghiaccioè direttamente a contatto con la roccia, e temperatura e pressione sono tali da provocare un attrito così forte da immobilizzare il ghiacciaio. Con il contributo dell’acqua invece esso può scivolare.
Tutti i ghiacciai italiani sono a rischio scomparsa?
Questo studio riguardava solo l’Ortles, ma lo scenario potrebbe riproporsi in qualsiasi altro ghiacciaio d’Italia e del mondo, intorno ai 4000 metri. Nelle Alpi orientali c’è solo l’Ortles, ma in quelle occidentali ce ne sono molti. Solo altri studi potranno verificare se accade lo stesso anche là, ma temo che il meccanismo possa essere lo stesso ovunque. Fino adesso sapevamo che ad essere colpiti dal riscaldamento erano solo i ghiacciai alle quote più basse. Ora sappiamo che esiste quantomeno una minaccia anche alle quote più alte dove l’effetto fusione di per sé non è così importante. Questo non vuol dire che i ghiacciai italiani scompariranno in pochi decenni, sono processi lunghi, però come sarà la situazione tra un secolo è da vedere.
Quando è iniziato questo scivolamento?
Non da molto. Quel ghiaccio ha 7mila anni. Se si fosse mosso prima alla velocità rilevata sarebbe già finito a valle e si sarebbe sciolto da tempo. Il movimento non ha più di trent’anni, quando le temperature hanno iniziato ad innalzarsi.
OSVALDO BALDACCI
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