INCHIESTA BIS
2:21 pm, 17 Gennaio 17 calendario

“Stefano Cucchi morì per le lesioni”

Di: Redazione Metronews
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A portare Stefano Cucchi alla morte furono le tante lesioni che subì in conseguenza del pestaggio compiuto dai carabinieri che lo arrestarono. Nel provvedimento di chiusura inchiesta la Procura di Roma, che su ciò che aveva portato al decesso di Cucchi aveva disposto una sua consulenza tecnica, parla di “tumefazioni alle guance e alla fronte, ecchimosi al cuoio capelluto di diverse entità, ecchinomi palpebrali bilaterali, ecchimosi dei solchi naso-labiali bilateralmente, ecchimosi del uscolo temporale destro, ecchimosi del prolabio vestibolare superiore, frattura discosomatica superiore destra della terza vertebra lombare (la L3), frattura scomposta della quarta vertebra sacrale (S4), infiltrazione emorragica nel pavimento pelvico, del quadratodei lombi di sinistra, dell’ileopsoas di destra, escoriazioni sulla cresta tibiale sinistra e in sede sottorotulea destra”. Non c’entra nulla l’epilessia, di cui hanno parlato i periti nominati dal gip in sede di incidente probatorio, ritenendola la causa di morte piu’ probabile (al 60%) rispetto a quella legata alla distensione vescicale (al 40%) dovuta a un catetere messo male.
“Le lesioni cagionavano la morte”. “Le lesioni procurate a Cucchi – scrive la Procura – il quale fra le altre cose durante la degenza presso l’ospedale Pertini subiva un notevole calo ponderale anche perché non si alimentava correttamente a causa e in ragione del trauma subito, ne cagionavano la morte. In particolare, la frattura scomposta della S4 e la conseguente lesione delle radici posteriori del nervo sacrale determinavano l’insorgenza di una vescica neurogenica atonica, con conseguente difficoltà nella minzione, con successiva abnorme acuta distensione vescicale per l’elevata ritenzione urinaria non correttamente drenata dal catetere vescicale. La stimolazione vagale non connessa a tale distensione – si legge ancora – accentuava la bradicardia giunzionale con conseguente aritmia mortale”. 
“Condotta omissiva dei sanitari”. Nel contestare l’omicidio preterintenzionale a tre dei cinque carabinieri coinvolti nell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, c’è anche un passaggio che la Procura di Roma dedica ai medici della struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini dove poi il 22 ottobre del 2009 il geometra di 32 anni morì. Le numerosissime lesioni, subite da Cucchi in conseguenza del pestaggio, “unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura presso il Pertini – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini – ne determinavano la morte”. 

17 Gennaio 2017
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