La mission del governo
Abbondano i luoghi comuni. Sono sempre quelli, governo fotocopia, premier precario, pochi nuovi, ministrini riscaldati. E poi i commenti serial(killer) contro il neonato Governo, “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Tanti sono gli editorialisti e i quotidiani che fino a qualche giorno fa abbracciavano Renzi. Gli altri sono urlatori di professione, sbandieratori delle soluzioni impossibili. Sia chiaro, noi non abbiamo stappato le bottiglie al via del Governo Gentiloni. Ma ci chiediamo anche se è il caso di far festa, vista la mission che tutti i partiti, chi con coscienza e chi con malcelata sufficienza, sanno che questo Governo andrà a compiere: non c’è una legge elettorale decente, tentiamo di farla. En passant, anche, si governa, si fanno, certo, le nomine e si partecipa al G20. Così, poco poco piano piano. Soluzioni diverse dai presenti ingrugniti? Non è il Governo dei milioni di No vincenti al referendum. E grazia Sant’Antonio. A parte che vorrei vedere nella stessa compagine Casa Pound e l’Anpi, ma forse vi è sfuggito che il 4 dicembre si è votato su delle riforme, non per le politiche e per il Governo di Zagrebelsky o di Travaglio.
Siamo stati tra i pochi a scrivere che quella coalizione sbrindellata del No non aveva un programma o soluzioni alternative comuni, e quindi non poteva mai essere Governo del Paese. Date una occhiata ai sondaggi di queste ore: gli italiani chiedono un Governo che ci porti al voto. E questo è Gentiloni. Né più, né meno. Stride che dobbiamo star qui a dissertare sull’abc costituzionale che, certo, cozza con le risse da talk show, ma il busillis è molto più semplice di quello che ci vogliono far credere. Vero è, che in Costituzione, prego i tanti giganti in circolazione di ripassarla, non c’è scritto che un Governo nasce con la scadenza. E’ come la storia di quei studenti di Legge che hanno postato su Facebook lo sdegno per il quarto presidente del consiglio non eletto dal popolo: ma i presidenti del consiglio li eleggono Camera e Senato, e non nella cabina elettorale. E poi dicono la Buona Scuola! E’ un governo Renzi camuffato? Chi lo sa. La logica vorrebbe che a quel punto sarebbe stato meglio che Renzi fosse rimasto. Ma i più devono liberarsi dall’ossessione di Renzi. Se la classe dirigente di questo paese gira intorno all’ex premier vuol dire che non ci sono alternative incoraggianti all’orizzonte. Quelli rimasti, invece di gridare l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare si diano da fare con leader possibilmente presentabili e non comparse da rutto libero o uscite da stampanti in 3D.
MAURIZIO GUANDALINI
Economista e giornalista
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