Museo Egizio, il giallo sulle ossa della regina
TORINO La leggendaria regina Nefertari, moglie di Ramses II, potrebbe riposare all’interno del Museo Egizio. O almeno i resti che sono stati analizzati con la collaborazione delle università di Torino, Zurigo e Warwick (in Inghilterra).
I tre atenei hanno analizzato i femori e le ginocchia custoditi in una teca del Museo, che vennero rinvenuti nella tomba della regina in Egitto da Ernesto Schiaparelli nel 1904. Si tratta di reperti fortemente contaminati da agenti esterni nel corso dei secoli (la donna sarebbe stata seppellita tra il 1290 e il 1220 avanti Cristo), ma secondo gli studiosi sono moltissime le coincidenze.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Plos One, ma dal Museo Egizio la responsabile della comunicazione, la dottoressa Paola Matossi, precisa: «A oggi non abbiamo elementi per dire con certezza che i resti appartengano a Nefertari. La ricerca in futuro potrebbe fare ulteriori passi avanti. Ma quello che è stato stabilito con certezza è che si tratta di ossa femminili, e che la calcificazione dell’arteria femorale riscontrata dalle ricerche era tipica in moltissime donne tra i 40 e i 50 anni di quell’epoca». Tutto qui? «No-prosegue la dottoressa Matossi- quei resti furono trovati proprio nella tomba di Neferari, assieme a oggetti e suppellettili che, dalle iscrizioni, risultano appartenere alla sovrana. Ma non dobbiamo dimenticare che nel periodo del Nuovo Regno era abitudine che i resti dei familiari sostituissero quelli custoditi nelle medesime tombe, e che nel corso dei secoli razzie, alluvioni e allagamenti avevano “mescolato” oggetti personali e corpi». Insomma, il mistero continua, anche se come nel più classico dei “cold case”, a distanza di millenni ci sono nuove prove a sostegno che quelle gambe appartenessero alla più bella delle regnanti dell’Antico Egitto.
PAOLO CHIRIATTI
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