Maurizio Guandalini
8:06 pm, 5 Dicembre 16 calendario

L’Italia di sempre

Di: Redazione Metronews
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Dove eravamo rimasti? Sarà pur vero che non è  un No o un Sì a farci diventare cittadini modello o dei barbari da un giorno all’altro, ma la scorsa notte è stata  proprio una epifania da luna nera.  Già me li immagino Juncker o la Merkel (al suo quarto mandato di Governo) guardare verso di noi e dire: gli italiani, grazie a Dio, non cambiano mai, sempre renitenti alla leva. Viene da chiedersi, ma cosa vogliono gli italiani? Un invito dal cuore: nei prossimi mesi, nei vari talk, giornali, sondaggi si parli più di Lorella Cuccarini o Amadeus e meno degli italiani che ce l’hanno con la politica, con i politici che mangiano, con l’incapacità dell’Italia di riformarsi e altre balle spaziali del genere.
Proprio pochi giorni fa, il Censis, ci spiegava lo sfilacciamento tra gli italiani e le istituzioni, un alert che porterebbe ad una deriva populista. Niente di più errato. Anzi. Gli italiani rimangono conservatori, sbraitano a destra e a manca, ma preferiscono la consuetudine scassata, rifuggono dalle novità, dai cambiamenti, meglio il governo che non governa e si coricano, addirittura, tra le indicazioni di voto date dai partiti (a proposito, poi, dei partiti che non contano più nulla e che hanno uno scarso grado di fiducia).
Questa è l’Italia di sempre, quelle delle caste. L’Italietta, direbbe qualche sociologo accorto. Il punto è se vediamo o meno la luce in fondo al tunnel. Se è immaginabile, da qui a breve, una riforma di questo malconcio paese che così messo, dopo il referendum, si ritrova più sdrucito di prima, con i soliti vecchi malanni e stravaccato sulla poltrona senza alcuna spinta e volontà di cambiare. Il risultato trionfante del No è dato dalla dose debordante di anti renzismo, altroché difesa e amore per la Costituzione: il 90% che hanno votato nemmeno l’hanno sfogliata la Carta. L’avevamo scritto in un editoriale di qualche settimana fa: agli italiani Renzi sta antipatico. Se  domandi, perché, non riescono a risponderti. In verità, verso questo premier giovane, ed energico, c’è invidia mista  a odio. Per gente che fa il pisolino al pomeriggio allungare troppo il collare ad uno che si dà da fare e guarda in faccia a pochi (anche qui,   a proposito degli italiani che piace l’uomo solo al comando, teoria fallace) non garba più di tanto.
Ora l’Italia deve capire, a proprie spese, tra governi tecnici e nuove purghe, cosa vuol dire privarsi del renzismo che non è paragonabile all’assenza del berlusconismo. Sono stili agli opposti di un Paese che pensava fosse amore invece era un calesse.
MAURIZIO GUANDALINI
Economista e giornalista
 

5 Dicembre 2016
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