Musica/Roma
6:00 pm, 17 Novembre 16 calendario

Avitabile: porto la musica agli svantaggiati

Di: Redazione Metronews
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MUSICA. «Credo nella “musicalizzazione” dei territori, dobbiamo portare la musica nelle terre svantaggiate, quelle con meno possibilità. Io sono pronto ad andare a suonare ovunque. Per me oggi la musica è questo. Una specie di evangelizzazione». Parola di Enzo Avitabile, uno dei pionieri del cosiddetto  “neapoltan power”, in concerto domenica alle 21 al Parco della Musica. Il sassofonista, compositore e cantante napoletano sarà in scena con i Bottari di Portico e presenterà, fra gli altri, i brani del nuovo album “Lotto Infinito”.
Le composizioni del suo ultimo lavoro sembrano delle preghiere laiche…
È una sacralità che mi porto dietro nella vita di tutti i giorni, una sacralità che mi piace sentire nella musica e ch trascende i generi musicali. Per me sono sacri allo stesso modo Bob Marley e il canto liturgico.
In “Lotto Infinito” duetta con artisti come Francesco De Gregori, Renato Zero, Giorgia: come sono nate queste collaborazioni?
La musica deve andare oltre i codici di prevedibilità, rendere possibili cose che la mente non permette. Mi piaceva poter dialogare con colleghi che amo e conosco da anni. Con loro mi confronto spesso, parlo delle mie idee. Voglio sottolineare anche che non è un disco per corrispondenza, lo abbiamo fatto come si faceva una volta: abbiamo registrato insieme in studio.
Uno dei brani più potenti del disco è “Abbi pietà di noi” parla della terra dei fuochi…
È un pezzo ispirato alle litanie lauretane, dalla voglia di dire che è venuto il momento, come uomini, di prenderci le nostre responsabilità, tutti, rispetto a quello che stiamo facendo alla terra.
Lei ha cominciato la sua carriera con una forte impronta funky e soul, su tutti quella di James Brown: cosa è rimasto di quel periodo?
Tanto, ma per me era arrivato il momento di deamericanizzare la mia musica. James Brown è stato importanitssimo, ho voluto cominciare a suonare da piccolo dopo aver sentito un suo pezzo al juke box, ma bisogna avvicinarsi alle forme, per poi dar vita ad altre forme, rendendole proprie. Se non c’è questo la forma diventa colonizzazione. Ho suonato con James Brown, credo di essere stato l’unico bianco “povero” a farlo, ma lui stesso mi ripeteva sempre di cercare di raccontare la mia storia. 
Sono passati quasi due anni dalla scomparsa di Pino Daniele, con cui ha a lungo collaborato: che ricordi ha di lui?
Con Pino abbiamo avuto un rapporto vero, abbiamo fatto tante cose insieme e ci siamo scambiati cose fino alla fine, negli ultimi due anni ci sentivamo spessissimo. Abbiamo anche litigato, ma siamo stati sempre pronti a recuperare. Pronti a suonare. E mi manca, mi manca tantissimo. Lui la chiamava “Appocundria”.
STEFANO MILIONI

17 Novembre 2016
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