MAFIA CAPITALE
10:47 pm, 14 Novembre 16 calendario

Mafia Capitale, Carminati: “Prima parlavo col mondo”

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Prima tutti parlavano con me. Adesso sono diventato il diavolo». Provocatorio, al limite della rassegnazione, Massimo Carminati, considerato il boss di Mafia Capitale, è tornato a parlare e dal carcere di Parma dove è recluso, anche ieri ha preso la parola per puntualizzare le dichiarazioni di uno dei testimoni del processo. A scatenare la sua reazione è stata la deposizione di Salvatore Nitti, citato in veste di testimone dai legali di Roberto Lacopo, titolare del benzinaio di Corso Francia, il “quartier generale” del “cecato”.
Poliziotto in pensione dal 2010, Nitti, non indagato, è protagonista di alcune vicende agli atti, telefonate in cui parla di assegni da intestare o “favori” svolti per conto dei membri del sodalizio: «Io sono uno disponibile, se posso aiuto tutti». In un caso, secondo gli inquirenti, avrebbe accompagnato Massimo Carminati presso il commissariato Ponte Milvio, in cui aveva prestato servizio per circa 40 anni, per fare il passaporto. In un altro caso, invece, lo avrebbe aiutato a cercare una casa per il figlio facendogli visitare un appartamento di un costruttore amico: «Sapevo aveva fatto parte della Banda della Magliana, ma aveva un negozio e pensavo si fosse riabilitato».
Nitti avrebbe anche aiutato l’imprenditore Massimo Perazza nella compilazione dei documenti per la richiesta del passaporto, invitandolo, si legge in un’intercettazione, ad andare al distributore di Corso Francia. Con quello stesso passaporto, ha precisato il pm Luca Tescaroli, poco dopo Perazza, indagato in un altro filone dell’indagine, si sarebbe reso latitante andando a Santo Domingo per sfuggire alla giustizia italiana. Tuttavia di questa e altre circostanze, Nitti non ha saputo fornire spiegazioni precise, trincerandosi in alcuni casi dietro l’ormai classico «non ricordo». Addirittura quando nell’aula bunker di Rebibbia è stata fatta ascoltare una telefonata fra lui e Carminati: «Io sto in ufficio a Ponte Milvio. Vieni che ti aspetto», incredulo, ne ha smentito l’esistenza: «Questa non è la mia voce. Non ricordo di aver dato un appuntamento a Carminati».
Le sua deposizione, in alcuni momenti lacunosa, ha costretto Carminati a prendere la parola anche per chiarire al tribunale alcune circostanze emerse nell’udienza: «Io non ricordo se lui mi ha accompagnato per il passaporto, ma era ininfluente – ha precisato Carminati – Al commissariato sapevano chi ero, tanto è vero che quando ho portato la documentazione, il funzionario mi ha detto: fa tutto via Rossini a piazza Bologna perché tu sei pluripregiudicato. Col passaporto sono andato a Londra a trovare mio figlio e gli amici miei che stanno a Londra”, ha poi precisato Carminati, che così ha concluso: «Tutti parlavano con me prima di questa cosa. Anche la gente normale. Perché non sapevano chi ero, mi vedevano dietro un bancone a vendere le magliette. Soltanto che poi dopo siamo diventati il diavolo…e benissimo mo’ faccio il diavolo. Ma le posso garantire presidente che prima tutto il mondo parlava con me. Tranquillamente, senza farsi problemi».
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14 Novembre 2016
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