MAFIA CAPITALE
10:39 pm, 25 Ottobre 16 calendario

Mafia Capitale, il pm: “Visconti resta indagato”

Di: Redazione Metronews
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ROMA L’ex assessore comunale all’Ambiente Marco Visconti continua ad essere indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. A precisare la sua posizione è stato ieri il pm Luca Tescaroli, durante l’udienza del processo, specificando che verso l’ex assessore, a differenza degli altri 54 indagati nei procedimenti connessi, «non pende richiesta di archiviazione».  Ad accusare Visconti, era stato nel corso degli interrogatori del febbraio 2015, l’ex ad di Ama Franco Panzironi, che aveva poi replicato le sue accuse anche nelle dichiarazioni spontanee fornite nel corso del processo lo scorso 2 febbraio.
«Tra l’ottobre e il dicembre 2012 Visconti ed Alemanno – disse Panzironi in aula – mi comunicarono che Buzzi voleva versare alla Fondazione Nuova Italia, di cui ero segretario, un contributo di 400 mila euro». Una parte di quei soldi sarebbe servita per le elezioni, «regionali per Visconti e comunali per Alemanno», specificò Panzironi. Un’altra parte, invece, per il sostegno alle attività della Fondazione, di cui l’ex sindaco Gianni Alemanno era presidente. «Successivamente Alemanno e Visconti mi comunicarono che circa 200 mila euro di quei 400mila sarebbero stati portati in contanti nei locali della fondazione in più riprese”. Soldi che «puntualmente, Visconti, o chi per lui – concluse Panzironi – vennero a ritirare».
La notizia è arrivata al termine di una giornata dedicata ai testimoni citati in aula dai legali dall’ex consigliere comunale Giordano Tredicine, tra cui gli ex consiglieri comunali Erica Battaglia e Roberto Cantiani. Insieme a loro erano attesi anche Orlando Corsetti e l’ex consigliere Pd Fabrizio Panecaldo. Ma al primo, attuale consigliere comunale Pd, non sarebbe stata consegnata la notifica, mentre per il secondo, assente ingiustificato, il tribunale ha disposto l’accompagnamento coattivo a mezzo di forza pubblica per l’udienza del prossimo 2 novembre. Panecaldo, che non è indagato, era atteso nell’aula bunker di Rebibbia anche lo scorso 12 ottobre. Ma a fermarlo, in quel caso, fu una sindrome parainfluenzale con disturbi gastrointestinali, come riportava il certificato medico fatto recapitare alla corte.
MARCO CARTA

25 Ottobre 2016
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