MAFIA CAPITALE
3:59 pm, 24 Ottobre 16 calendario

Mafia Capitale, Carminati si difende in aula

Di: Redazione Metronews
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ROMA Una settimana fa aveva preso la parola per precisare le parole di uno dei testimoni del processo Mafia Capitale. Oggi, invece, è intervenuto per difendere la sua posizione processuale: «Vorrei difendermi dalle cose che sono nel processo, ma non lo posso fare». Massimo Carminati, considerato il boss di Mafia Capitale, è tornato a parlare, e dal carcere di Parma dove è recluso, alla fine dell’udienza del processo Mafia Capitale ha lanciato un messaggio chiaro. Tanto ai giudici che lo hanno giudicato in passato, quanto ai suoi attuali accusatori. Non solo la procura, ma anche il settimanale l’Espresso, che domenica aveva dedicato una prima pagina all’ex Nar, pubblicando l’elenco dei nominativi delle cassette di sicurezza violate dal “Cecato” nel furto al caveau di Piazzale Clodio del 1999.
«Ieri come al solito – ha esordito Carminati -L’Espresso mi ha onorato della sua attenzione con la prima pagina, dove c’è scritto “ricatto alla repubblica italiana” a causa della lista di documenti che avrei preso nel furto al caveau di Piazzale Clodio. La stessa tesi l’ha portata il maggiore Rosario Li Gangi, figura apicale dell’anticrimine che ha condotto questa indagine, quando è venuto qua in aula. Ovviamente se Carminati corrompe i giudici e aggiusta i processi, se un domani questo processo non fosse nel gradimento del settimanale Espresso, avrei corrotto anche i giudici e condotto qualcosa di illecito nell’ambito di questo processo».
L’ipotesi del settimanale è che, grazie a quella lista, in cui sono contenuti alcuni degli avvocati e e dei giudici protagonisti dei più importanti processi del dopo guerra, Carminati sarebbe stato in grado di orientare i procedimenti giudiziari, esercitando di fatto un potere ricattatorio, che secondo lo stesso Carminati, a questo punto, potrebbe condizionare anche il processo Mafia Capitale, che lo vede attualmente imputato. «Io vorrei difendermi – ha proseguito Carminati –  solo dalle cose che sono nel processo, purtroppo non lo posso fare ed è una cosa per me abbastanza importante. Io non lo dico perché credo che il tribunale non abbia capito questa cosa, il tribunale la capisce benissimo. Però voglio che rimanga scritto. Le cose che stanno succedendo fuori dal processo – ha aggiunto Carminati – sono altrettanto importanti come quelle nel processo. Vorrei anche essere sicuro del maggiore Li Gangi, quando ha giurato che non c’erano processi su questa cosa. Io sono il più interessato ad un processo per corruzione in atti giudiziari, su queste cose che dice Lirio Abbate (giornalista de L’espresso ndr). Mi farebbe molto piacere che ci fosse un processo che controlla tutti  i miei processi precedenti al furto al caveau e quelli successivi al furto».
La sua dichiarazione, giunta dopo una mattinata intera in cui Carminati ha nervosamente passeggiato nella stanza del carcere di Parma da cui segue il processo, si è chiusa con un passaggio dedicato ai giudici che lo hanno giudicato in passato. Ed è qui, secondo la procura, che si nasconderebbe il messaggio più importante del suo intervento, in cui lo stesso Carminati si definisce “scemo” al cospetto di quei magistrati che, nonostante vengano accusati di aver subito un ricatto, continuano a rimanere in silenzio. «Ieri pomeriggio Lirio Abbate è andato da Giletti su Rai 1 a dire che il processo Pecorelli (il giornalista assassinato nel 1979 ndr) è stato aggiustato (Carminati, accusato da un testimone di giustizia di essere l’autore dell’omicidio,  venne assolto ndr). Dovrebbe essere interesse dei giudici che hanno fatto questi processi difendersi da accuse di questo tipo. Ma mi sembra che tutti stanno zitti e l’unico scemo forse sono io. Che io sono il più scemo è sicuro».
MARCO CARTA

24 Ottobre 2016
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