Mosul, l’attacco frena Litigi fra gli alleati
IRAQ Secondo giorno della massiccia offensiva lanciata dal governo di Baghdad verso Mosul, ultima roccaforte dello Stato Islamico sul proprio territorio. Già si cominciano però a profilare, da un lato, un certo rallentamento nell’avanzata e, dall’altro, le prime crepe tra alleati anti-Isis: non solo nell’insolito sodalizio tra forze regolari irachene e peshmerga curdi, ma persino nei ranghi della coalizione internazionale guidata dagli Usa contro il califfato nero. Governativi e curdi si muovono in maniera in teoria coordinata lungo le due principali linee del fronte. Se però, a detta dello stesso Pentagono, gli iracheni sono riusciti a conseguire gli obiettivi, i peshmerga sembrano invece costretti a segnare il passo, soprattutto per l’accanita resistenza opposta da sacche di jihadisti. Così i comandi delle truppe regolari hanno accusato i guerriglieri curdi di non aver rispettato la tempistica, mentre i curdi hanno denunciato l’inosservanza dei patti da parte degli alleati. Ad alzare la voce è stata poi la Turchia: Erdogan ha lamentato l’esclusione dall’offensiva di terra reclamando un pieno coinvolgimento nelle decisioni belliche e negoziali. Intanto si intensificano le iniziative diplomatiche, ma dai vertici viene escluso l’Iran, malgrado la sua influenza politica e il coinvolgimento diretto negli scontri attraverso il sostegno ai paramilitari sciiti.
Ed è allarme da parte delle agenzie umanitarie sulla condizione dei residenti di Mosul. L’Onu sta accelerando i preparativi per ospitare la probabile massa di profughi, e si teme per le epidemie. Inoltre è concreta la possibilità che l’Isis usi i civili come scudi umani.
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