Lavoro
9:54 pm, 18 Ottobre 16 calendario

Dopo addio articolo 18 è boom di licenziamenti

Di: Redazione Metronews
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ROMA Rallentano decisamente le assunzioni nei primi otto mesi dell’anno (-8,5%) con un crollo in particolare dei contratti stabili (-32,9%), complice la riduzione degli sgravi contributivi prevista da gennaio. Aumentano invece i contratti a tempo indeterminato (+2,5%), quelli di apprendistato (+18%) e gli stagionali (+7,4%). È ancora boom dei voucher che balzano al 35,9% (sono stati venduti 96,6 milioni di buoni), ma colpisce anche l’esplosione del numero dei licenziamenti per giusta causa: con la cancellazione dell’articolo 18 prevista dal Jobs Act aumentano del 28,3% tra gennaio-agosto 2016 e lo stesso periodo del 2015 e del 31,3% rispetto al 2014. Il quadro emerge dall’Osservatorio Inps sul precariato, un report pubblicato ogni mese dall’Istituto di previdenza. I sindacati non sono stupiti di questi dati e vedono confermate le loro preoccupazioni.
La rivolta dei riders: siamo troppo precari
Il d-day è stato l’8 ottobre: i riders hanno fermato le biciclette e hanno protestato a Torino. Poi è toccato a Milano, poi di nuovo Torino. Un ping pong che ieri è arrivato all’ombra del Duomo ma che domani tornerà nel capoluogo piemontese. Magliette rosa e caschetto d’ordinanza per i lavoratori in bicicletta dell’ultimo tra i servizi innovativi di e-commerce arrivati in Italia: Foodora. L’azienda promette consegne di cibo a domicilio (anche al parco per un picnic) con una media di attesa di mezz’ora. Dal ristorante al consumatore con consegna in bici. È già in 10 Paesi e 39 città. I lavoratori ieri hanno protestato: «Il lavoro attraverso i contratti co.co.co. e il pagamento a consegna impone un’esasperata flessibilità e retribuzione misera (circa 3 euro ndr)», – scrivono sulla pagina Facebook “Deliverance Project”. L’azienda non risponde. E a rincalzare la dose è la Fipe, la federazione degli esercenti che si schiera con chi – negozianti in primis – si sente minacciato. Un po’ come con Uber e i tassisti. «Sono le ombre di questi nuovi servizi – ci dice Marcello Fiore, direttore generale Fipe – a discapito della sicurezza dei lavoratori, delle condizioni di lavoro e della tutela del consumatore. Servono regole uguali per tutti».
“Se ci pagassero il giusto non saremmo più lenti”
«Preferisco rimanere anonimo, anche se abbiamo protestato e ci siamo esposti. Ma una cosa è essere in gruppo e un’altra in prima persona su un giornale». Così Luigi – nome di fantasia – rider di Torino si protegge «perché siamo ricattabili».
Lavorate in bici, portate cibo a domicilio: dovreste essere i lavoratori del futuro.
Il business è del futuro. Lo sfruttamento del lavoro è del passato.
L’azienda vorrebbe aumentare il prezzo a consegna.
Resta una miseria. All’estero i nostri colleghi sono pagati quasi il doppio. Ma non è solo una questione di soldi: tutta la retribuzione è a cottimo. Cosa pensano: che se ci danno un fisso diventiamo lenti? Non sanno che fame di lavoro c’è in giro?
Siete lavoratori 2.0 anche nella protesta.
Nella forma: ci organizziamo via Facebook e whatsapp, ma siamo in agitazione dall’8 ottobre. Ma nella sostanza la nostra lotta è simile a tante altre: chiediamo stipendi adeguati, no alla precarizzazione e strumenti di lavoro aziendali o quanto meno convenzioni per la manutenzione. Non ci sembra di chiedere la luna.
Nessun sindacato vi rappresenta?
Troppo precari anche per i sindacati. Ma si accorgeranno di noi. Oggi tocca a Foodora, domani ad altri lavori dell’e-commerce. La sostanza non cambia.
STEFANIA DIVERTITO

18 Ottobre 2016
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