Milano/Dario Fo
6:54 pm, 13 Ottobre 16 calendario

Ciao Dario L’ultimo sghignazzo di Fo

Di: Redazione Metronews
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MILANO Amato o odiato. Ma sempre riconosciuto come un innovatore nel panorama artistico italiano. Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Tutto questo era Dario Fo, deceduto oggi, alle 8 all’ospedale milanese Sacco dove era stato ricoverato 12 giorni fa.
A causarne la morte, ha spiegato il medico dell’artista, Delfino Luigi Legnani, «un’insufficienza respiratoria. Fo aveva una capacità respiratoria incredibile vista la patologia di cui era affetto». Già perché fino all’ultimo il “giullare” ha cantato e si è fatto leggere i giornali dai suoi collaboratori.
«È stato un gran finale e se ne è andato – ha commentato suo figlio, Jacopo –  Prima del ricovero ha continuato a lavorare 8-9-10 ore al giorno. Bisognerebbe metterlo nei prontuari medici. L’arte, la passione e l’impegno civile servono».
Di sicuro sono serviti nel 1997 quando dopo la consegna del Nobel, Fo aveva detto: «Alcuni amici miei, letterati, artisti famosi, intervistati da giornali e televisioni, hanno dichiarato: “Il premio più alto va dato senz’altro quest’anno ai Membri dell’Accademia svedese che hanno avuto il coraggio di assegnare il Nobel a un giullare!”. Eh sì, il Vostro è stato davvero un atto di coraggio che rasenta la provocazione».
La provocazione è stata una costante della sua vita, fin dal 1968 quando fondò il suo collettivo Nuova Scena per riportare il teatro su un terreno popolare e con forti valenze sociali.
Fu proprio l’impegno “politico” a caratterizzarne il percorso artistico: attaccato per “Morte accidentale di un anarchico”, lo spettacolo che debuttò nel 1970, ancor prima censurato dalla Rai per uno sketch a Canzonissima del 1962 in cui un costruttore edile non dotava i suoi operai di misure di sicurezza, Dario Fo è stato temuto e zittito dalla Russia di Putin, quando nel 2012 al Teatro di San Pietroburgo sarebbe dovuto andare in scena l’adattamento di “L’anomalo bicefalo”, intitolato “BerlusPutin” – scritto pensando a Silvio Berlusconi e allo “Zar Vladimir” – fino a quest’anno quando, con un editto, Erdogan, presidente della Turchia, ha messo al bando le messinscene di Shakespeare, Brecht e dello stesso Fo.
«Onorato di essere in una lista con cotanta compagnia», aveva commentato il Nobel. 
Per la sua morte il cordoglio è stato unanime. Matteo Salvini, Lega Nord, su Twitter scriveva: «È morto Dario Fo bravo artista. Per lui io e i leghisti eravamo razzisti, egoisti, ignoranti? Acqua passata, nessun rancore, doppia preghiera».
Di parere opposto Renato Brunetta. «Con me è stato razzista sulla mia altezza, no siamo ipocriti».
A far tacere i politici ci ha pensato Moni Ovadia: «Politici e amministratori oggi dovrebbero tacere. Il fatto che Dario Fo non abbia avuto un teatro nella sua città, Milano, è sconcio e osceno. La Palazzina Liberty sarebbe dovuta andare di diritto a lui (in quel luogo Fo e la Rame formarono il collettivo La Comune e ci restarono dal 1974 al 1981, ndr)».
Chissà come se la ride Dario Fo…  
 
LA SUA MUSA, FRANCA RAME 
Lei, Franca Rame, lo chiamava “Il mio Tutto”. Lui, Dario Fo,  provava per lei “un amore sconfinato, assoluto e traboccante”.  
«Sono ateo ma Franca la incontro tutte le notti», aveva detto Fo dopo la morte della moglie nel 2013.
PATRIZIA PERTUSO

13 Ottobre 2016
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