Lotta alla corruzione
8:13 pm, 4 Ottobre 16 calendario

“Ho denunciato i corrotti e lo rifarei ancora”

Di: Redazione Metronews
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ROMA Lunedì è stato il suo ultimo giorno di lavoro alle Ferrovie Nord Milano. Un accordo consensuale necessario per porre fine a un’odissea iniziata con un atto di coraggio. Sul curriculum di Andrea Franzoso, 39 anni, pende quella che la società a torto considera una macchia, e invece è un segno di disobbedienza civile contro la corruzione. Andrea Franzoso è un whistleblower: ha denunciato le spese pazze (600mila euro) del vecchio presidente Norberto Achille. Nel maggio 2015 arrivarono gli avvisi di garanzia e scoppiò lo scandalo. «I nuovi vertici mi hanno tolto l’incarico e messo in un ufficio creato ad hoc, “Regolamenti e normative sul lavoro”, con pochissimo lavoro da fare».
Sapeva che la legge tutela solo chi lavora in una pubblica amministrazione, mentre Fnm è una società di diritto privato. Perché ha denunciato con nome e cognome?
Era necessario. Ho sentito la necessità della disobbedienza. Non sono Snowden, la mia vicenda è piccola ma parla di situazioni più vicine alle persone.
In Italia si usano termini dispregiativi tipo “spione”.
Lo stigma addosso fa male. Ma è deleterio anche chi ti descrive come un eroe. È deresponsabilizzante. Io non ho lo sprezzo del pericolo. Solo che c’è un momento in cui di fronte a delle scelte decidi chi vuoi essere veramente.
Proprio in queste ore c’è stato un  caso di corruzione in Lombardia, che ne pensa?
La corruzione è il male italiano, non lo dico io ma i numeri. Ed è per questo che bisogna portare a casa la legge che tuteli chi denuncia anche nel settore privato.
Crede che questo atto di coraggio potrà essere limitante nella ricerca del lavoro?
No, ci sono aziende che cercano persone oneste.
Che ha detto la sua famiglia quando ha raccontato cosa aveva fatto?
Mio padre mi disse una frase che mi fece male: «ti abbiamo dato un’educazione inadeguata a questo mondo di furbi e arrivisti». Ma io credo che non possiamo lamentarci che va tutto male se ci giriamo dall’altra parte.
È d’accordo con un riconoscimento economico per invogliare a denunciare?
No, il premio è la propria coscienza. Ma servirebbe un meccanismo compensativo per sostenere le spese legali.
STEFANIA DIVERTITO

4 Ottobre 2016
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