Cap / Ambiente
7:46 pm, 29 Settembre 16 calendario

Il pieno viene dall’acqua di fogna

Di: Redazione Metronews
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AMBIENTE Far muove un’auto con l’acqua è già un sogno. Farla muovere con l’acqua di fogna appare qualcosa di più. Invece giovedì è avvenuto. L’auto era una Fca e a riempirne il serbatoio con biometano prodotto dalle acque reflue della città è stata il Gruppo CAP, l’azienda che gestisce acquedotto, fognatura e depurazione nella Città Metropolitana.
Il principio è semplice: i fanghi derivanti dalla depurazione creano biogas che, come già avviene in Austria e nord Europa, può essere trasformato in biometano per trazione. Un limpido esempio di economia circolare a costo zero. In pratica le fogne di Milano potrebbero racchiudere un tesoro: secondo le proiezioni di Cap, il solo depuratore di Bresso (e la società ne possiede altri 62) potrebbe sviluppare una produzione annua di biometano pari a 341.640 kg, sufficienti ad alimentare l’intera flotta aziendale composta da 416 veicoli per 20 mila km all’anno. Totale  8.320.000 km, circa 200 volte la circonferenza della Terra. Il tutto a un costo di produzione inferiore di un terzo rispetto al normale metano acquistabile oggi (0,58 cent/kg contro i circa 0,9 del mercato).
Presidente Alessandro Russo, avete trovato la gallina dalle uova d’oro?
No, in realtà è un tecnologia già diffusa nel nord Europa, noi siamo stati solo i primi a usarla in Italia. Il problema è che oggi la normativa nazionale  non contempla la produzione di biometano dalle acque reflue. Noi vogliamo dimostrare che è possibile produrlo, che funziona e che è conveniente.
Da qui la collaborazione con Fca?
Solo il fatto che Fca sia con noi, significa che anche a Torino ci credono.
Se la tecnologia era nota, perché non si è mai fatto prima?
È un problema molto italiano quello di mantenere lo status quo e il non investire in innovazione…
Voi siete una società in controtendenza e per di più pubblica…
Da oltre un anno stiamo riflettendo sulla riconversione del servizio idrico, studiando le varie esperienze sparse per il mondo. E siamo orgogliosi di dimostrare che anche il pubblico può fare innovazione.
La sperimentazione è stata costosa?
No, l’unica spesa viva è stato l’affitto da una società estera dell’impianto di raffinazione, ma a canoni convenienti.
Quindi nel giro di qualche anno potremmo fare il pieno al depuratore?
Diciamo che gli step sono: validazione del prodotto, attesa che la normativa si adegui e, a quel punto, potremmo partire a strutturare la rete distributiva. ANDREA SPARACIARI
 

29 Settembre 2016
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