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7:03 pm, 26 Settembre 16 calendario

Un accordo storico per la pace in Colombia

Di: Redazione Metronews
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COLOMBIA Il presidente colombiano Juan Manuel Santos e il leader ribelle marxista Timoleon Jimenez hanno firmato  un accordo di pace storico che segna la fine della guerra di 52 anni che ha causato la morte di oltre 250 mila persone. Dopo quattro anni di trattative, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia diventeranno un partito politico. L’accordo dovrà essere ratificato da un referendum che si terrà il 2 ottobre, ma dovrebbe passare. Le Farc sono state tra i grandi attori del traffico di cocaina e nel periodo di massima espansione hanno toccato i 20 mila combattenti. Ora dovranno consegnare le armi alle Nazioni Unite entro 180 giorni. Sull’impatto sociale, politico ed economico di questo trattato di pace Metro ha sentito Kristian Herbolzheimer, direttore dei programmi su Filippine e Colombia del Conciliation Resources, una ong che lavora con le persone in conflitto per costruire la pace.
Come è stato raggiunto  l’accordo in Colombia?
È il risultato di quattro anni di difficili negoziati tra il governo e le Farc. L’agenda ha avuto sei punti: due riguardavano le cause profonde del conflitto armato (accesso alla terra e garanzie per la partecipazione politica,) uno il principale “carburante” del conflitto armato ossia il traffico di droga, uno le conseguenze della violenza (diritti per le vittime a verità, giustizia e riparazione). Infine due elementi procedurali: dismissione delle armi e meccanismi di verifica dell’attuazione dell’accordo. I negoziati si sono svolti all’Avana ed erano guidati dai colombiani stessi, con il supporto di Cuba e Norvegia come “facilitatori”, mentre Cile e Venezuela hanno fatto da garanti.
Perché è un accordo storico?
Perchè mette fine ad uno dei più lunghi conflitti armati nel mondo. La gran parte delle persone in Colombia non ha mai sperimentato la pace. Questo è uno dei motivi per cui molti restano scettici: in Colombia non crederanno al cambiamento fino a quando non lo vedranno nei fatti. Ma l’accordo è storico anche per il resto del mondo. In un momento di crescente violenza e crisi umanitarie, la Colombia diventa un punto di riferimento, un esempio di speranza: non importa quanto sia complesso un problema, c’è una soluzione pacifica al conflitto armato purché ci sia la volontà politica.
Cosa cambierà in Colombia?
Si è posta fine alla violenza diretta. Da mesi nessuno è stato ucciso, ferito, rapito o violentato. Ora i partiti dovranno adeguarsi a un sistema più inclusivo, con una maggiore partecipazione dei movimenti sociali e dei nuovi partiti politici, tra cui gli ex guerriglieri. L’accordo non è la fine del processo di pace, ma è una tappa fondamentale e ha il potere simbolico di dimostrare che il cambiamento è possibile.
Cosa può ostacolare la realizzazione dell’accordo?
Le sfide principali saranno per le persone che dovranno accompagnare il cambiamento, a partire dal voto del 2 ottobre. Non è solo questione di volontà politica, ma di capacità istituzionale.
Vedremo una rinnovata Colombia?
Nessun accordo di pace nel mondo è stato mai pienamente attuato. Tuttavia ci saranno sviluppi molto positivi. In circa sei mesi i guerriglieri dovranno dismettere le armi. Nei prossimi anni una “Commissione per la verità” documenterà le responsabilità per le atrocità commesse da tutte le parti. La Colombia avrà così l’opportunità di lasciarsi alle spalle l’eredità di cinque decenni di conflitto armato. Potrà cambiare la sua immagine associata alla droga e alla violenza, diventando fonte di ispirazione per il mondo.
DMITRY BELAYAEV, METRO WORLD NEWS

26 Settembre 2016
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