Milano/Speciale Teatri
6:32 pm, 26 Settembre 16 calendario

Noi Elfi tra Shakespeare e contemporaneo

Di: Redazione Metronews
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MILANO  Ferdinando Bruni è, insieme a Elio De Capitani, il direttore artistico dell’Elfo Puccini (elfo.org).
Quest’anno avete addirittura “scomodato” Mimmo Paladino per il logo del nuovo cartellone 2016/2017?
Si è proposto lui. Gli avevamo raccontato la storia del nostro vecchio marchio che la vedova Puccini ci aveva vietato di usare. Così Paladino ha firmato il logo e l’immagine della stagione disegnando una specie di elfo con le corna che diventerà anche l’insegna del teatro.
La nuova stagione, appunto…
Ci sono due leit motiv nel nostro teatro: l’attenzione al contemporaneo e il nostro grande maestro, Shakespeare. Al fianco di questi due filoni, c’è il lavoro del regista Francesco Frongia e il mio che punta sul teatro d’immagine e animazione che è l’aspetto più fantastico e magico del teatro.
La stagione si apre con due grandi produzioni.
La prima è l’“Otello”, una novità di Elio De Capitani che, oltre ad esserne il protagonista, ne firma anche la regia con la regista romana Lisa Federlazzo Natoli. Altra novità è “L’eclisse” di Joyce Carol Oates per la regia di Francesco Frongia che porta in primo piano il rapporto tra una figlia e una madre che sta perdendo la lucidità mentale. Il tutto reso con grande sarcasmo e ironia.
Un inizio impegnativo seguito anche da alcune importanti riprese.
Per la mia passione di raccontare storie, tra novembre e dicembre riproporrò “Il racconto di Natale” tratto dal “Canto di Natale” di Dickens. In questo spettacolo – come anche in “Alice Underground” che tornerà in scena a Natale – entrano in gioco anche immagini e proiezioni.
Quanto sono importanti in uno spettacolo?
Moltissimo purché strettamente correlate con lo spettacolo, come se fossero un altro attore. In “Finché esista il sole della ragione”, regia di Frongia,  tratto dalle opere di E. A. Poe, facciamo un lavoro molto primitivo ispirato alla Lanterna Magica, usando vecchie foto. Esiste un‘a vecchia’antica usanza per la quale i morti venivano vestiti di tutto punto, poi messi a sedere su una sedia e fotografati. Nello spettacolo su Poe queste foto non mancheranno.    
Immagini completamente diverse per “Afganistan: il grande gioco”.
Si tratta della ritrasposizione in Italia di un progetto fatto a Londra dal Tricycle Theatre che ha commissionato a 13 autori e attori alcuni lavori sui rapporti con l’Afganistan. Il percorso si snoda dal 1838 ad oggi e i primi cinque episodi della saga arrivano fino all’invasione russa degli anni Ottanta. Poi si prosegue con l’arrivo dei Talebani e via dicendo.
Progetto molto impegnativo, simile al vostro “Angels in America”…
Infatti, come per “Angels” abbiamo in programma una durata “all day”.
Se lei dovesse invitare una persona che non è mai andata a teatro, quale spettacolo le proporrebbe?
Sicuramente “Alice Underground” perché elimina molti luoghi comuni del teatro e non annoia di certo. 
PATRIZIA PERTUSO

26 Settembre 2016
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