BRIDGET JONES'S BABY / DEMPSEY
7:52 pm, 20 Settembre 16 calendario

Patrick Dempsey, una vita tra commedie old stile e gare di auto

Di: Redazione Metronews
condividi

CINEMA Dopo 12 anni Bridget Jones è tornata (“Bridget Jones’s Baby”, in sala da lunedì). La fanciulla, sempre tenera e incasinata, dovrà prendere decisioni fondamentali per il futuro, visto che si scoprirà in dolce attesa. La prima è chi dovrà essere il padre del nascituro. Se la giocano l’impettito avvocato Mark Darcy (Colin Firth) e la new entry Jack, alias Patrick Dempsey (ingaggiato dopo l’addio di Hugh Grant). E proprio la ex star di “Grey Anatomy”, 50 anni, ci presenta il film.
Patrick, si è divertito nel ruolo di “nemico” di Firth?
Certo! Anche perché nel film non faccio altro che provocarlo! E poi Colin ha un enorme senso dell’umorismo, è stata una vera guerra… Sul set ci dovevano continuamente richiamare all’ordine…
Perché si fanno sempre meno commedie romantiche?
Semplicemente non le producono. Ed è stupido, perché c’è tanta voglia di commedie vecchio stile. E non parlo solo di Bridget Jones! Che poi è un’eccezione, visto che gli sceneggiatori non scrivono più storie con forti protagoniste femminili.
Un genere dimenticato, quindi?
Ho incontrato un giovane sceneggiatore di Hollywood, a un certo punto gli ho chiesto: “Chi gioca in prima base?” (noto sketch di Gianni e Pinotto, ndr). E lui non sapeva di cosa stessi parlando. L’idea che la gente non consca Gianni e Pinotto dimostra quanto abbiamo perso.
Lei ha partecipato al WEC (Campionato del Mondo Endurance) come pilota professionista, continuerà a correre?
Mi piacerebbe, ma gareggiare a quei livelli è un lavoro,  un impegno a tempo pieno. Col WEC sei in giro per il mondo. Servono una settimana o due per fare una gara e non posso sottrarre tanto tempo ai miei figli. Vorrei tanto continuare a correre, ma è una questione di priorità.
È vero che sta cercando di produrre un film sulle corse di F1 viste dalla prospettiva dei piloti?
È possibile guardare una gara dal punto di vista di un pilota. Ma non è ciò voglio. Vorrei raccontare il dramma che circonda il pilota, ciò che lo spinge a salire in macchina, lo stress emotivo. Questo è molto più interessante di cercare di ricreare una gara. Matt Prigge / MWN

20 Settembre 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA