Obama
8:53 pm, 20 Settembre 16 calendario

Il testamento politico di Barack Obama

Di: Redazione Metronews
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ONU Ambiente, accoglienza, economia, democrazia. C’è tutto nell’ultimo discorso del presidente statunitense Barack Obama all’Onu. Una specie di testamento politico.
Bisogna «lottare contro le disuguaglianze e colmare il divario tra i più agiati e i meno abbienti». «Dobbiamo agire in modo ambizioso altrimenti le conseguenze saranno amare», ha sottolineato. Bisogna «correggere il cammino della globalizzazione» anche per sbarrare il passo a «fondamentalismo, nazionalismo, estremismo, razzismo e populismo», ha detto Obama, che ha sottolineato che le pericolose tendenze isolazioniste, nazionaliste ed estremiste sono una realtà in tutto il mondo anche a causa delle disparità e sperequazioni provocate dalla globalizzazione economica che – pur avendo migliorato le condizioni di vita per «miliardi di persone» – deve essere corretta. Soprattutto, ha spiegato il presidente, per «ridurre il divario tra i più ricchi e i  più poveri», tra le «nazioni ricche e povere». «Mentre tutti questi problemi reali sono stati tralasciati, visioni alternative del mondo si sono fatte avanti sia nei Paesi più ricchi che in quelli più poveri – ha argomentato il presidente americano – il fondamentalismo religioso, le politiche settarie, il nazionalismo aggressivo, populismo gretto, a volte arrivate dall’estrema sinistra ma più spesso dall’estrema destra, che cerca di restaurare quello che credono fosse un’era migliore, più semplice lontano da contaminazione esterne». «Non possiamo ignorare queste visioni, sono potenti – ha avvisato Obama – e riflettono il risentimento fra troppi dei nostri cittadini».
Aiutare chi ha bisogno non è beneficenza, è aumentare la sicurezza, ha aggiunto. Obama ha parlato di integrazione, sottolineando anche il tema dei migranti.  «Bisogna fare di più per aiutare i rifugiati». Nel pensare ai milioni di persone costrette da violenze, guerre,  catastrofi ambientali a lasciare le proprio case, si deve «pensare a quello che faremmo se succedesse a noi, a nostri figli», ha aggiunto. Obama ha poi citato le ragioni di chi dice che i «rifugiati devono fare di più per adeguarsi agli usi e costumi dei Paesi ospitanti». Però, ha scandito, «Oggi una nazione circondata da muri imprigionerebbe solamente se stessa – ha sottolineato – così la risposta non può essere semplicemente il rifiuto dell’integrazione globale. Invece, dobbiamo lavorare insieme per garantire che i benefici di questa integrazione siano condivisi nel modo più ampio». 
I migranti hanno richiamato anche il tema dell’ambiente. È «urgente che l’accordo sul clima di Parigi entri in vigore». «Se noi non agiamo vigorosamente dovremo pagare il prezzo di massicce migrazioni, città sommerse, persone che abbandonano le loro case, riserve alimentari che si esauriscono». Bisogna avere, ha proseguito il presidente Usa «senso di urgenza» nella messa in opera dell’accordo e nell’aiuto ai paesi più poveri. 
Non manca un duro attacco a Putin e più in generale all’idea dell'”uomo forte”: «In un mondo che si è lasciato dietro l’età dell’impero, la Russia cerca di recuperare a gloria perduta attraverso la forza”. Obama più genericamente e senza fare nomi ha denunciato gli «uomini forti» che tentano di mantenere il potere attraverso la repressione interna o creando conflitti esterni. «Credo che la vera democrazia rimanga la migliore strada», ha detto. 
«Il mondo oggi si trova davanti a una scelta: o andare avanti o tornare indietro. E noi dobbiamo andare avanti», ha dichiarato Obama, sottolineando la necessità di rafforzare la fiducia dei popoli nelle istituzioni. «Perchè è molto più difficile governare se la gente perde la fiducia», ha aggiunto.
OSVALDO BALDACCI

20 Settembre 2016
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