Caso Regeni/Adnkronos
12:20 pm, 8 Settembre 16 calendario

Regeni seviziato e marchiato

Di: Redazione Metronews
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ROMA Incisioni sul corpo di Giulio Regeni che sembrano essere cinque lettere. Un particolare emerso dalle oltre 200 pagine dell’autopsia fatta sul corpo del ricercatore italiano ucciso al Cairo. Alcuni quotidiani italiani parlano di ferite superficiali che i medici legali Vittorio Fineschi e Marcello Chiarotti hanno individuato sul suo corpo che sembrano comporre alcune lettere dell’alfabeto, apparentemente slegate tra loro, in punti diversi. Tagli, chiamati in gergo tecnico “soluzioni di continuo cutanee”, che sembrano marchi e potrebbero avere un significato, probabilmente tracciate con un coltello, o un oggetto acuminato. Già quando era stata depositata l’autopsia, nei mesi scorsi, era emerso di segni sospetti e oggi, proprio quando è in programma un vertice tra i magistrati italiani e quelli egiziani a Roma, si chiarisce meglio questo dettaglio.
«Per ora non commentiamo quanto è emerso – spiega Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni – ma aspettiamo quello che verrà fuori dall’incontro di oggi».
I due giorni di incontri tra magistrati italiani ed egiziani che si aprono oggi e potranno essere decisivi per il futuro dell’indagine. Il procuratore generale, Nabil Ahmed Sadek, e il team di quattro magistrati egiziani che si occupa del caso incontreranno il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco che coordinano l’inchiesta sulla morte di Giulio.
 Antigone e CILD: torturato da professionisti
«I risultati dell’autopsia dimostrano quello che da mesi andiamo ripetendo, Giulio Regeni fu torturato in maniera crudele e sistematica. Il suo corpo porta i segni di torturatori professionisti. Per questo, ad oltre sette mesi dal ritrovamento del corpo del giovane ricercatore al Cairo, continuiamo a chiedere la verità sulle cause e i responsabili del rapimento, le torture e la morte di Regeni, respingendo tutte le verità di comodo e i depistaggi tentati dalle autorita’ egiziane». Così in una nota Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e CILD, che a poche ore dall’incontro dei Pm romani con i magistrati egiziani auspica «che stavolta la collaborazione da parte di questi ultimi sia massima e venga fornita tutta la documentazione richiesta, a partire dai tabulati telefonici. Continuiamo inoltre a chiedere – prosegue Gonnella – che il governo italiano non lasci nulla di intentato. Lo abbiamo fatto anche nei giorni scorsi quando Antigone, insieme ad Amnesty International Italia e ad A Buon Diritto, ha chiesto, anche attraverso una petizione, che permanga il provvedimento di richiamo dell’ambasciatore italiano destinato al Cairo come primo elementare atto da cui non recedere e, piuttosto, da rafforzare con altre e più incisive misure (cosa finora non fatta), almeno fino a quando le istituzioni politiche e giudiziarie egiziane non dimostrino nei fatti la volontà di collaborare. Di fronte alla tortura e alla conseguente morte, ogni inerzia significa complicità».
 

8 Settembre 2016
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