terrorismo
2:53 pm, 18 Agosto 16 calendario

Arrestato in Libia Fezzani reclutatore di jihadisti a Milano

Di: Redazione Metronews
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LIBIA Un pericoloso terrorista latitante che ha importanti trascorsi in Italia è stato fermato in Libia mentre cercava di scappare da Sirte. L’arrestato è Moez Al-Fezzani, esponente dell’Isis, considerato uno dei capi dell’esercito del califfato in Libia e considerato dai servizi italiani un reclutatore di jihadisti nel nostro Paese. Al Fezzani, in fuga da Sirte, sarebbe stato catturato assieme ad altri 20 esponenti dell’Isis in una località tra le città di Rigdaleen e di Al-JMail, nell’ovest del Paese. La cattura sarebbe opera delle forze di Zintani, alleate delle milizie del generale Khalifa Hafter.
Fezzani, cittadino tunisino noto anche come Abu Nassim, stava cercando di rientrare proprio in Tunisia assieme ai suoi uomini e la sua identità è stata scopert dopo l’arresto. Sarebbe stato inviato nella località di Marj per ulteriori indagini.  Il 10 febbraio il ministero dell’Interno tunisino ha diramato un comunicato per richiedere informazioni su al Fezzani, considerato dalle autorità il ricercato numero uno. L’uomo, nato nel 1969, è originario di Zahruni, un quartiere di Tunisi. Secondo le informazioni in possesso delle autorità tunisine, al Fezzani è stato uno dei combattenti più importanti sia in Libia che in Tunisia e anche in Siria.
È un filo che si snoda negli ultimi due decenni il rapporto che lega Milano e l’Italia a Moez Ben Abdelkader Fezzani, meglio noto come Abou Nassim, 46 anni, il tunisino ‘colonnello’ dell’Isis.     Nel 2007, il gip Guido Salvini firma su richiesta del pm Elio Ramondini un’ordinanza di custodia cautelare in cui viene accusato di essere un uomo di Al Qaeda, in particolare “il capo dei tunisini a Peshawar in Pakistan da dove manteneva stretti e costanti rapporti con la struttura in Italia e a Milano”, e di “organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall’Italia accogliendoli presso la ‘Casa dei fratelli tunisini’ per poi inviarli nei campi dove venivano addestrati all’uso di armi e alla preparazione di azioni suicide” oltre che di “promuovere e finanziare il rientro dei mujaheddin in occidente e in particolare in Italia e a Milano”. La ‘Casa dei fratelli tunisini’ era un piccolo appartamento di edilizia popolare in via Paravia 84 dove Nassim, che all’epoca lavorava come manovale, era andato a vivere con il connazionale Sassi Lassaad, morto a Tunisi nel 2006 durante una rivolta antigovernativa. Per questa vicenda, dopo aver trascorso 3 anni in carcere, viene assolto in primo grado nel 2012 ma espulso dal Ministero dell’Interno che lo considera “pericoloso” per la sicurezza nazionale. Un anno dopo, quando Nassim si trova in Siria, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano modificano il verdetto con una condanna a 6 anni di carcere. L’indagine, viene spiegato nell’ordinanza di custodia cautelare, riguardava la presenza a Milano alla fine degli anni novanta di “cellule fondamentaliste di ispirazione salafita formate per lo più da tunisini ma anche da egiziani, radicate in Lombardia il cui compito era rispondere agli appelli della jihad inviando militanti in Afghanistan, nelle zone allora controllate da Al Qaeda, e in Algeria e utilizzare l’Italia come base logistica e anche come terreno fertile di reclutamento ma anche come Paese in cui colpire anche obbiettivi interni qualora l’evoluzione politica avesse reso ciò strategicamente fruttuoso”. 
Nel 2011 al Fezzani, dopo avere trascorso sette anni nel carcere di Guantanamo, è stato consegnato alle autorità tunisine dagli Stati Uniti e rinchiuso in un penitenziario locale. Pochi mesi dopo al Fezzani ha goduto dall’amnistia generale concessa il 19 febbraio 2011 da Fouad Mebazaadal, presidente della Camera dei deputati nominato capo dello Stato ad interim il 15 gennaio 2011 dopo la deposizione del capo dello stato Zine el Abidine Ben Ali avvenuta nell’ambito delle rivolte della “Primavera araba”. Nel 2012 il ricercato si è affiliato all’organizzazione Ansar al Sharia (Combattenti dei dettami religiosi dell’islam) per addestrare i cecchini in Siria, e nel 2014 sarebbe giunto in Libia per supervisionare un campo di addestramento a Sabrata, dove ci sono dei combattenti provenienti dalla Tunisia. L’uomo sarebbe stato legato anche all’organizzazione terroristica Matmata e sarebbe entrato in contatto anche con l’organizzazione Jund al Khalifa attive nelle zone montuose della Tunisia e si sarebbe spostato trala Tunisia e la Libia. Proprio Sabrata è stata teatro nel luglio 2015 del sequestro dei quattro dipendenti della società di costruzioni italiana Bonatti, Gino Pollicardo,Filippo Calcagno, Fausto Piano e Salvatore Failla. I primi due sono stati liberati dopo un blitz delle forze disicurezza della città di Sabrata lo scorso marzo, mentre Piano e Failla sono rimasti uccisi dai loro sequestratori poco prima di fuggire al blitz. Fonti del ministero dell’Interno tunisino confermano il ruolo di spicco di al Fezzani nella gerarchia dei gruppi terroristici e il suo coinvolgimento con gli estremisti del gruppo Katiba al Furqan con cui avrebbe compiuto attacchi terroristici in Tunisia. L’estremista islamico sarebbe stato inoltre in stretto contatto con un gruppo terroristico a Ben Guerdane, dove il lo scorso mese marzo i miliziani hanno compiuto un attentato che ha provocato la morte di 13 uomini delle forze di sicurezza tunisine. 
METRO

18 Agosto 2016
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