La deflazione rallenta gli alimentari rincarano
CONSUMI La deflazione italiana è confermata, anche se rallenta. Secondo l’Istat, infatti, a luglio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua (era -0,4% a giugno). Il ridimensionamento della flessione su base annua dell’indice generale è principalmente dovuto all’accelerazione della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%, da +0,7% di giugno), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8% da +0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,7%, da +0,2%); inoltre, si riduce il calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-5,9% da -6,8%). L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,1% (era -0,2% a giugno).
In particolare, per ciò che riguarda il “carrello della spesa”, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,7% su base mensile e aumentano dello 0,4% su base annua (dallo +0,2% di giugno). Un dato che fa insorgere la Coldiretti, che in una nota scrive: “Il carrello della spesa è più caro per gli italiani anche per effetto dell’aumento degli alimentari sugli scaffali ma la deflazione ha effetti devastanti nelle campagne dove le quotazioni rispetto allo scorso anno sono praticamente dimezzate per il grano duro (-42%) fino al calo del 24%”. C’è, insomma, una “deflazione profonda, con i prezzi crollati per raccolti e per gli allevamenti che non coprono più neanche i costi di produzione o dell’alimentazione del bestiame. Oggi gli agricoltori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane”. Il made in Italy è a forte rischio, insomma.
Per quanto riguarda invece la distribuzione territoriale dei dati economici, l’Istat rileva che sono 11 su 19, a luglio, i capoluoghi delle regioni e delle province autonome in deflazione (erano 12 a giugno), con Perugia che registra un aumento dei prezzi dello 0,3% su base annua (da -0,2% di giugno) e Milano che registra la flessione più ampia (-0,6%, da -1,0%). Il dato milanese è particolarmente impressionante e fa dire all’Unione Consumatori che si tratta di “un fatto molto grave: il motore economico dell’Italia si è inceppato, segno che la crisi ed il calo della domanda non ha risparmiato nessuno”. E tutto ciò al netto del fatto che, causa deflazione, il risparmio medio annuo per una famiglia di 4 persone si attesterebbe sui 308 euro (“solo” 82 e 95 euro a Roma e Torino, dove la diminuzione del costo della vita è meno marcata”.
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