Clint sceglie Trump contro il politically correct
WASHINGTON Si dice «stanco di una politica buonista» e della «pussy generation». E anche se sostiene di non appoggiare nessun candidato, l’intervista rilasciata da Clint Eastwood al magazine Esquire, sembra una netta posizione a favore di Donald Trump.
«Ha detto un sacco di cose stupide», sostiene l’attore e regista, forse riferendosi alle dichiarazioni del magnate americano su messicani, musulmani, immigrati, donne. «Ma lo fanno tutti, stampa compresa. Solo che di lui si dice subito “Oh, è razzista!”, quando invece si dovrebbe dar peso ad altre cose più importanti. Basta, superare questa cosa. È un triste momento per la storia», ha affermato l’86enne, repubblicano inossidabile.
Poi, con i soliti modi burberi che lo caratterizzano, Eastwood ha sostenuto che «ci troviamo in una generazione di “kiss-ass” (i leccapiedi ndr.). Camminiamo sulle uova, con persone che
accusano altri di essere razzisti e via dicendo. Ma quando ero giovane, nulla di tutto questo sarebbe stato considerato razzista». Secondo Eastwood, «Trump ha capito che segretamente tutti noi ormai siamo stanchi di questo politicamente corretto».
Pur ammettendo di non aver mai incontrato il tycoon newyorkese, l’attore ha poi spiegato che non voterebbe per Hillary Clinton perché «ha dichiarato che seguirà le orme di Obama». «Sono successe troppe cose assurde da entrambe le parti. Lei ha guadagnato un sacco di soldi con la carriera politica. Io ho rinunciato a farne e sono sicuro che Ronald Reagan si sarebbe comportato così».
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