Ciclismo paralimpico
7:00 pm, 17 Luglio 16 calendario

Cima Coppi, l’impresa a “occhi chiusi” di Zanotti

Di: Redazione Metronews
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CICLISMO Un’ora, 23’, 17”. Tradotto in classifica, 98° posto assoluto su 604 partecipanti e 12° nella categoria d’età (su 94). Insomma, tempo e piazzamento di tutto rispetto quelli conseguiti da Angelo Zanotti, domenica 10 luglio, alla Re Stelvio Mapei 2016. Anzi, tempo e piazzamento eccezionali. Perché Zanotti, bergamasco di Gorno, 49 anni, di professione fisioterapista, ha perso la vista all’età di 16 anni per una retinite pigmentosa e dunque ha compiuto un’impresa, perché si tratterebbe della prima cronoscalata in solitaria di un atleta non vedente sulla Cima Coppi (2758 metri di altitudine, 1533 metri di dislivello, 21 km il percorso). «Volevo dimostrare che potevo farcela», dice Zanotti a Metro, «e farcela con un buon tempo. È andata benissimo…». Lui è sportivo vero.  Alla Paralimpiadi di Nagano, nel ’98, come sciatore, prese due ori, nel Gigante e nel Super Gigante. Ma il ciclismo è diverso. «In comune con lo sci c’è la “guida”, che ti precede e, via microfono, ti dice cosa fare. Nel mio caso, sullo Stelvio, è stata Claudio Andreoletti, che, con una bici elettrica, stava davanti a me pochi metri». Il difficile della bici, per uno che non vede, «è anzitutto l’equilibrio: mi sono allenato per due mesi sulle strade vicino a casa. E poi il traffico. Ma la strada dello Stelvio era chiusa, per fortuna». Niente a che vedere con il tandem, dove pure Zanotti corre: è maglia rosa al Giro d’Italia Handbike in corso.
Pancalli, del Comitato Paralimpico, ha detto: ora ci chiamano paralimpici, non disabili. Anche per lei i termini sono importanti?
Non più di tanto. Mi dà fastidio se sento che qualcuno mi chiama “quel cieco”. Ma il termine “disabile” mi lascia abbastanza indifferente. Anche se sulla disabilità ci sarebbe da ridire: se dovessimo bendare uno che ci vede e metterlo su una bici, sarebbe in difficoltà…
Il mondo paralimpico è spesso a corto di sponsor. E lei?
A Nagano andai con gli azzurri a spese del Coni. E l’attrezzatura tecnica me la diede la Salomon. Niente problemi, quindi. L’attività ciclistica invece è tutta a mio carico, materiali e trasferte. Ma sullo Stelvio sono salito con una bici che mi ha dato la 2R Bike di Bergamo.
E per il futuro, cosa sogna?
Di fare una tappa del Giro d’Italia. In salita. In discesa è troppo pericoloso.
SERGIO RIZZA
Twitter: @sergiorizza

17 Luglio 2016
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