Il doping “sporca” le Olimpiadi
Archiviati i Campionati Europei di calcio con la vittoria portoghese, la sconfitta francese e la delusione italiana, lo sport mondiale si prepara a partecipare all’evento che più di ogni altro riesce a rappresentarlo e a celebrarlo: le Olimpiadi.
A Rio de Janeiro i lavori vanno a rilento e non è scontato che si concluderanno in tempo. I Giochi Olimpici dell’era moderna portano incognite difficilmente prevedibili e costi spesso sottovalutati.
I brasiliani ce la metteranno tutta e noi potremo goderci dal divano di casa quello che viene considerato uno degli spettacoli più belli del mondo. Più bello forse, ma non certo il più pulito. Il nostro Alex Schwazer è quasi certo che non sarà alla partenza dei 20 e dei 50 chilometri di marcia per una nuova accusa di doping, la seconda; che questa volta però, assomiglia sempre più a un affaire, a una spy story internazionale che, come dice il professor Sandro Donati : «… è un sistema che tiene insieme criminalità organizzata, vertici sportivi internazionali e interessi miliardari mafiosi….».
In Brasile non ci sarà la tennista Sharapova e quasi tutta la squadra della Federazione russa di atletica, oltre a 32 olimpionici di Londra e Pechino che sono stati beccati dalle nuove analisi ordinate dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping che in questi mesi ha intensificato i controlli.
Nemmeno questi saranno giochi puliti e fra quattro anni staremo ancora a parlarne, paladini di una battaglia che rischia di farsi sempre più ipocrita e funzionale proprio a quel “sistema” che dice di combattere.
UMBERTO SILVESTRI, giornalista e scrittore
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