MAFIA CAPITALE
7:07 pm, 11 Luglio 16 calendario

Mafia Capitale, Gabrielli: “In Comune tante reticenze”

Di: Redazione Metronews
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ROMA I rapporti con Luca Odevaine, le “resistenze” dei dirigenti del comune di Roma e i “poliziotti” infedeli in contatto con il boss Massimo Carminati, su cui, ha assicurato, «non ci saranno impuniti». Chiamato a testimoniare nell’aula bunker di Rebibbia dai legali di Salvatore Buzzi e Luca Odevaine, l’attuale capo della polizia Franco Gabrielli si è preso la scena del processo Mafia Capitale e, rispondendo alle domande degli avvocati, ha ricostruito un piccolo ma significativo pezzo della storia di Roma. Dall’esplosione di Mafia Capitale fino all’arrivo del prefetto Tronca, con una particolare attenzione a quelle settimane in cui fu incaricato dal ministro dell’Interno (8 settembre 2015) di svolgere ulteriori accertamenti sullo ”stato dell’arte” del Campidoglio dopo l’inchiesta “Mondo di mezzo”.
 «In quel mese e venti giorni di lavoro – ha detto Gabrielli sollecitato dalle domande di Giulio Vasaturo, legale di Libera – abbiamo trovato massima collaborazione da parte della struttura politica della giunta Marino, specie da parte dell’assessore Sabella, ma abbiamo riscontrato resistenze e una non grande collaborazione in alcuni gangli dell’amministrazione capitolina. Di questo abbiamo dato una puntuale relazione al Ministro dell’Interno».
Per Gabrielli, prefetto di Roma dall’aprile 2015 fino al maggio 2016, il lavoro della commissione d’accesso, avviato dal suo predecessore Giuseppe Pecoraro, avrebbe fatto chiarezza solo su una parte isolata della macchina amministrativa, lasciando ancora molte zone d’ombra nel resto del comune di Roma. «L’inchiesta giudiziaria e la commissione di accesso si erano limitate purtroppo a fare la radiografia di situazioni molto specifiche, perché avevano riguardato solo tre dipartimenti su 15, una partecipata su 17 e un municipio su 15. Il nostro obiettivo era allargare il novero della verifica – ha concluso Gabrielli – ma poi è stato sciolto il Comune e si è insediato il commissario straordinario».
Messo alle strette dai legali degli imputati, l’attuale capo della polizia, di fronte ai giudici della X sezione penale, ha affermato di non aver mai conosciuto Salvatore Buzzi, mentre non ha avuto difficoltà nel ricordare i suoi buoni rapporti istituzionali con Luca Odevaine, conosciuto nel 2000, «quando ero capo della Digos di Roma e lui vice capo di gabinetto del comune» e reincontrato anni dopo, quando Odevaine rappresentava l’Upi (Unione delle province) al comitato consultivo sull’emergenza nordafrica,.
«Era il mio interlocutore per il cara di Mineo perché Giuseppe Castiglione (attuale sottosegretario ndr) si faceva rappresentare da lui. Con Odevaine ci davamo del tu anche se non eravamo amici. Di lui avevo molta stima, ma nella vita si può sbagliare», ha detto Gabrielli, il quale, lasciando l’aula bunker, ha garantito la massima severità per quei poliziotti che nel corso dell’indagine sono risultati essere in contatto con Massimo Carminati, considerato il boss di Mafia Capitale. «Esiste una fondamentale supremazia del procedimento penale su quello disciplinare. Bisogna capire i termini della questione, ma vi posso assicurare che non ci saranno impuniti».
MARCO CARTA

11 Luglio 2016
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