Migranti
8:47 pm, 4 Luglio 16 calendario

Migranti ammazzati per espianto di organi

Di: Redazione Metronews
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PALERMO Un racconto choc, ancora senza riscontri, ma che se fosse vero aggraverebbe la scia di orrori che accompagnano i viaggi dei migranti verso l’Italia. Secondo un collaboratore di giustizia eritreo, il primo “pentito” ex trafficante di esseri umani, coloro che non hanno i soldi per pagare il viaggio che hanno effettuato via terra, né a chi rivolgersi per pagare il viaggio in mare, vengono uccisi e i loro organi espiantati: «Vengono consegnati a degli egiziani per una somma di circa 15.000 dollari. In particolare questi egiziani si attrezzano per espiantare gli organi e trasportarli in borse termiche». Per ora, ha spiegato il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, è solo una dichiarazione resa dal collaboratore, ma intanto la rete internazionale che organizzava il traffico di esseri umani è stata sgominata.
Maxi retata della polizia
 
La polizia di Palermo ha eseguito in diverse città 38 fermi nei confronti di altrettanti indagati (25 eritrei, 12 etiopi e un italiano) ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, nonché di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga (khat). Individuati ingenti flussi di denaro, provento del traffico di migranti e droga. È stata scoperta in una profumeria di Roma la centrale delle transazioni finanziarie effettuate tramite “hawala”, un sistema informale di trasferimento di denaro e valori basato sulla fiducia e su una vasta rete di mediatori. Sono stati sequestrati 526 mila euro e 25 mila dollari in contanti, oltre a un libro mastro. Scoperto anche un giro di certificati falsi per ricongiungimenti familiari.
Sul cellulare foto dei corpi sezionati
Per la Procura di Palermo quello è “il generale”, uno dei capi dell’organizzazione che lucra con i migranti. Diversi gli elementi che lo confermerebbero, tra cui il rinvenimento – nel cellulare sequestrato – di numerose foto di organi umani e cadaveri sezionati. Per la difesa invece si tratta di un «errore di persona». Queste le due tesi che si sono confrontate dinanzi al Gup di Palermo (udienza aggiornata al 21 luglio). Lui – l’indagato e detenuto Mered Medhanie Yehdego, detto “il generale” – è il cittadino eritreo arrestato in Sudan ed estradato in Italia a giugno. Per la difesa l’arrestato è, invece, Medhanie Tesafamarian Behre, un rifugiato eritreo in Sudan e nulla a a che fare con Yehdego. Ma la circostanza delle foto sul telefonino richiama il terribile scenario emerso nell’inchiesta culminata in 38 fermi.
Al via il recupero dal peschereccio
Inizieranno martedì le operazioni di recupero dei resti umani dalla stiva del relitto affondato il 18 aprile 2015. Spetterà ai vigili del fuoco, in piccole squadre, provvedere a estrarre le centinaia di cadaveri dalla pancia del peschereccio. Ieri sono stati creati due varchi per creare un migliore accesso.
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4 Luglio 2016
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