Turchia, pista Isis sempre più probabile

TURCHIA  Come si poteva immaginare dalle prime immagini, è salito il bilancio delle vittime dell’attentato di martedì sera, a Istanbul: i morti sono stati 41 e 239 i feriti. Secondo un precedente conteggio delle autorità turche, tra le vittime risultano anche 13 stranieri: 5 sauditi, 2 iracheni, un tunisino, un uzbeco, un cinese, un iraniano, un ucraino e un giordano.
Nessuno ha rivendicato, mentre le autorità turche ritengono che le caratteristiche dell’azione facciano pensare allo Stato islamico. Secondo fonti giornalistiche locali, l’intelligence del Paese a inizio giugno aveva avvertito le autorità del rischio di attacchi da parte dell’Isis, tra cui proprio all’aeroporto. La pista investigativa che conduce al jihadismo emerge con forza. Proprio martedì mattina infatti il procuratore di Ankara aveva chiesto il rinvio a giudizio e la condanna a più di 100 ergastoli per 27 miliziani, accusati di aver pianificato le stragi di Suruc e di Ankara, nelle quali il 20 luglio e il 10 ottobre persero la vita rispettivamente 31 e 103 persone. Tra gli accusati solo dieci si trovano in carcere. L’altro movente potrebbe avere a che fare con le relazioni tra Mosca e Ankara e tra Ankara e Israele, entrambe avviate verso la normalizzazione tra domenica e lunedì scorso. La strage ha accelerato il riavvicinamento tra Erdgan e Putin, che si sono sentiti telefonicamente. Il Cremlino ha deciso la rimozione delle sanzioni contro Ankara, a partire da quelle nel settore turistico.
Emerge una prima ricostruzione di quanto accaduto nell’aeroporto. Almeno uno dei tre attentatori kamikaze ha aperto il fuoco con un kalashnikov dopo essersi opposto a un controllo di documenti da parte della polizia. Poi si è fatto esplodere. Gli altri due attentatori avrebbero sparato ma senza servirsi di armi automatiche. Finora non è stato effettuato alcun arresto. Il commando era composto da tre unità. Secondo i primi elementi che emergono anche dalle autopsie gli attentatori suicidi sarebbero stranieri.
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