Mafia Capitale: sfilano i politici e i prefetti

ROMA Prima i prefetti, poi i politici. La difesa di Salvatore Buzzi ha puntato tutto sui testimoni istituzionali, che ieri hanno affollato l’aula bunker di Rebibbia, fra tante ammissioni e qualche «non ricordo». C’è stato chi come il sottosegretario Filippo Bubbico ha negato ogni contatto: «Non ho mai conosciuto Buzzi». E chi come Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma dal 2008 al 2015, ha ammesso un incontro: «Mi chiamò il sottosegretario Gianni Letta e mi chiese se potevo ricevere Buzzi. Lo feci, ma fu l’unica volta». Anche il prefetto Mario Morcone, al centro di numerose inercettazioni, dopo un’iniziale titubanza non ha potuto nascondere il suo rapporto con Luca Odevaine, a cui aveva chiesto un aiuto per trovare uno stage al figlio che stava per laurearsi: «Ma non l’ho mai favorito». Mentre il ministro del lavoro Giuliano Poletti, messo di fronte alla foto del settembre 2010 assieme a Buzzi, all’ex sindaco Alemanno, all’ex ad di Ama Franco Panzironi e a Luciano Casamonica, ha ricordato: «Conoscevo solo i primi due».
Poche ore prima, la procura di Caltagirone notificava avvisi di garanzia a sei indagati per una presunta truffa da un milione di euro nella contabilità sulle presenze di migranti nel Cara di Mineo. Un altro dei filoni di Mafia Capitale, che parte da Roma, per arrivare in Sicilia.
MARCO CARTA