Brexit
6:47 pm, 22 Giugno 16 calendario

Goldstein: ma l’Europa non sarà più la stessa

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA «Il referendum nel Regno Unito non è la fine del mondo, ma qualunque ne sia l’esito l’Europa non sarà più la stessa». Ne è convinto Andrea Goldstein, Managing Director di Nomisma. «Certo se dovesse vincere Brexit, come appare ormai improbabile, sui mercati ci sarebbe un cataclisma – aggiunge – ma io temo le conseguenze strutturali, che ci saranno anche se vince il Remain. L’Europa pagherà un costo per il solo fatto che questo referendum si sia svolto e gli inglesi chiederanno di essere esentati maggiormente dalle regole comunitarie. Bisognerà vedere se la scossa servirà ad incentivare le riforme o manderà tutto in stallo».
Abbiamo sentito prospettare scenari catastrofici in caso di Brexit. Quali sarebbero secondo lei le ricadute?
Sul piano interno, in caso di uscita dalla Ue, sicuramente il Regno Unito sconterebbe per la perdita di relazioni una crescita inferiore dai 3 ai 7 punti percentuali rispetto a quella preventivabile. Le difficoltà sarebbero nel comparto finanziario, nella capacità di esportazione in Europa e soprattutto nella riduzione dell’immigrazione. La sintesi è: se renderanno più difficile la vita al resto degli europei, i primi a soffrirne saranno loro stessi.
Quanto alle ricadute “esterne” cosa aspettarsi?
L’effetto peggiore è sull’insicurezza delle regole di funzionamento della Ue. Poi ci sono Paesi più vulnerabili per le loro relazioni commerciali con il Regno Unito, come l’Irlanda. L’Italia non è tra questi, perchè esporta solo il 5,5% verso la Gran Bretagna. Una ricaduta ci sarebbe sulle emigrazioni: non è che ci rimandano indietro tutti, ma certo sarebbe più difficile lavorare lì. Complicare la vita degli emigrati significa caricare di costi e responsabilità i Paesi di origine.
E all’Italia cosa potrebbe succedere in caso di Brexit?
Le più colpite sarebbero le due Regioni più piccole e vulnerabili: la Basilicata che esporta nel Regno Unito le auto Fca prodotte a Melfi e la Valle d’Aosta, meta di forti flussi turistici inglesi. Una crisi della City potrebbe poi tagliare i salari di banchieri e finanzieri, con ricadute sui beni del “Made in Italy”. Il settore più esposto, con un 13% di esportazioni, è quello del vino.
LORENZO GRASSI

22 Giugno 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo